GIRELLE DI PASTA SFOGLIA CON ZUCCHINE E SPECK by Miele di lavanda


DIRETTAMENTE DA - MIELE DI LAVANDA - by Giallo Zafferano
UNA RICETTA SEMPLICE, BUONISSIMA E MOLTO BELLA DA PRESENTARE

Come sapete, in questa rubrica vengo a segnalarvi le cose più buone che a mio gusto trovo girellando qua e la per la rete, oggi tra le tantissime ricette ho trovato questa.
Mi ha colpito inizialmente la presentazione, che in questa stagione coi suoi colori variopinti, richiama l'attenzione e stimola molto l'appetito.






Non sono uno spettacolo?!
Complimenti a Nunzia che fa davvero cose molto belle e soprattutto buone.
Naturalmente da vegetariano mi sono divertito a trovare una valida alternativa allo speck... e l'ho trovata utilizzandovi del carpaccio di tonno affumicato!!
Buonissime.... ci può stare benissimo anche il salmone, o del semplice formaggio a contrasto alla dolcezza delle zucchine.
Comunque sia, vegetariani e non, sono uno snack veloce, gustoso e tremendamente scenico; ottimo da servire come aperitivo con un calice di bianco ghiacciato!!

Ecco la ricetta: http://blog.giallozafferano.it/mieledilavanda/2013/04/19/girelle-di-pasta-sfoglia-con-zucchine-e-speck-ricetta-veloce/

Buon appetito!!

L'ANGOLO DI PIRICHINELLA


CIAMBELLINE AL VINO ROSSO E CANNELLA



Questa ricetta è una deliziosa variante delle classiche ciambelline al vino bianco dove spesso, che a me non piace proprio, viene aggiunto qualche seme di finocchio o di anice.
Semplice, veloce e di sicura riuscita.



INGREDIENTI: 

1 bicchiere di vino rosso
1 bicchiere di olio di semi (volendo metà olio di oliva e metà di semi)
1 bicchiere di zucchero
cannella secondo gradimento (qui se ne usa molta!)
farina 00 quanta ne assorbe l'impasto
zucchero di canna grezzo

ATTREZZATURA:

1 ciotola grande
1 teglia da forno
1 forno (!!)
carta da forno

PROCEDURA:

Versare nella ciotola a disposizione tutti e tre i bicchieri di ingredienti liquidi facendoli mescolare bene, aggiungere la cannella e farla sciogliere mescolando con una frusta metallica a mano.



Subito dopo aggiungere gradualmente la farina fino ad ottenere un impasto omogeneo, ma non troppo duro da lavorare.



Formare con l'impasto un panetto e tagliarne via via delle fette da stendere con le mani fino a creare una ciambellina dalle dimensioni variabili a seconda del nostro obiettivo.






Con entrambe le mani adagiare la ciambellina sullo zucchero di canna, rigirarla verso l'alto e metterla sulla carta da forno gia posizionata nella teglia.



Prepararne quante ne vengono e infornare a 180° per una 40na di minuti.



Controllare la cottura delle ciambelline che comunque dovranno dorarsi, ma che può variare cambiandone la consistenza; l'importante è che l'impasto sia completamente cotto e questo possiamo verificarlo con il solito trucco dello stecchino che però, questa volta, non deve riuscire ad entrare nell'impasto per darci l'ok sulla cottura.


Servire dopo cena come dolce leggero, gustoso e consistente!!



UN TULIPANO SBOCCATO.... PER L'ESTATE!!


IL PROSECCO...
 NON E' UN MOVIMENTO A FAVORE DEI MAGRI!!

- se vi annoia la tecnica... saltate direttamente al metterlo in tavola, qualche riga più giu!! ;-) -




Da sempre, prima dell'avvento dello Spitz di cui comunque è componente fondamentale, il Prosecco ha fatto parte di quei tavolini dei bar dove campeggiavano dalle 11 in poi cestini di patatine e noccioline rancide... che peccato!!
Il nome Prosecco è utilizzato per indicare un vino a denominazione d'origine tpicamente italiano e molto apprezzato nel mondo, secondo voi può esse scolato senza riguardo solo per mandare giu due patatine prima di pranzo?!
Vediamo un pochino di dargli la raddrizzata che merita...
Prodotto in diverse tipologie, fermo, frizzante e spumante, proviene esclusivamente dall'italia nord-orientale; dal 2009 la produzione di questo vino è divisa tra due denominazioni: D.O.C.G. Conegliano Valdobbiadene (prodotta nell'omonima area collinare in provincia di Treviso) e D.O.C. Prosecco (che sostituisce le I.G.T. venete e friulane che potevano utilizzare questo nome).
Fino al 2009 il nome Prosecco era riferito a una varietà di uve, ma questo non permetteva di tutelare in modo efficace l'area di produzione della denominazione di origine Prosecco, quindi cambio di rotta e cambio di nome: il nome del vitigno è stato cambiato in GLERA, sinonimo di origini antiche.
Oggi è diffuso soprattutto in veneto e in Friuli Venezia Giulia ed è coltivato sebbene limitatamente, anche in Argentina; ha una maturazione tardiva, prima quindicina di ottobre, e una buona produttività.
Predilige terreni collinari e non troppo asciutti, è un uvaggio molto delicato e viene utilizzato esclusivamente per la vinificazione, ne vengono prodotti vini tranquilli, frizzanti e spumanti di colore giallo paglierino, con un gradevole aroma fruttato, sapore asciutto e gradevolmente amarognolo, non molto corposi e da consumare giovani.

I VINI SPUMANTI

Per essere definito spumante, un vino deve avere, prima della stappatura, una sovrappressione dovuta all'anidride carbonica disciolta non inferiore a 3,5 bar (e ritornano i bar... ma senza patatine!)
La lavorazione di queste uve prevede l'estrazione di un mosto che proviene dal cuore dell'acino, con una resa di 70lt di vino ogni 100Kg di uva!!
Dopo questa lavorazione si procede alla "presa di spuma", che non è un'azione militare organizzata, ma un procedimento che prevede l'ultilizzo di grandi recipienti a tenuta di pressione (autoclavi) in cui viene lasciato il vino assemblato per almeno 30 giorni insieme a zucchero e lieviti. In questo periodo, il contatto di questi ultimi provoca una rifermentazione e quindi lo sviluppo delle bollicine; al termine del procedimento il vino viene imbottigliato e, dopo 30/40 giorni, è pronto per essere venduto.

Curiosità: Gli spumanti acquisiscono diciture diverse a seconda del tenore di zuccheri presente:
                brut nature : <3gr/lt
                extra brut : <6gr/lt
                brut : <12gr/lt
                extra dry : 12<>17gr/lt
                secco, dry : 17<>32gr/lt
                demi-sec : 32<>50gr/lt
                dolce : >50gr/lt

I VINI FRIZZANTI

I vini frizzanti si differenziano dagli spumanti in quanto la loro sovrappressione, dovuta all'anidride carbonica in soluzione, deve risultare tra 1 e 2,5 bar.
Per ottenere un vino frizzante naturale occorre interrompere la fermentazione quando solo una parte degli zuccheri è già stata trasformata in alcol, questo per consentire che il processo prosegua a poco a poco nel vino imbottigliato; è anche possibile produrre vini frizzanti aggiungendo lieviti al vino e facendolo rifermentare, o addirittura gassificandoli artificialmente: il gas è aggiunto al vino per mezzo di una bombola contenente anidride carbonica, in questo caso però deve esserci la segnalazione in etichetta "addizionato di anidride carbonica".
Non è comunque il caso del Prosecco, che può essere solo frizzante naturale!

Dopo tanti pramboli, necessari, vediamo quindi nello specifico il nostro prosecco...

PROSECCO D.O.C.

Può essere prodotto come vino fermo, frizzante o spumante, non lo sapevate eh?!
Viene prodotto in un'area di tipo pianeggiante con alcune zone collinari, situata nella parte nord-orientale dell'italia; punto importante le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte che avvengono dopo la stagione estiva, queste consentono, nella fase conclusiva della maturazione, lo sviluppo di profumi intensi e fini che compongono i sentori floreali e fruttati tipici di questo vino.
Tutti i vini con la denominazione prosecco DOC vengono ottenuti dal vitigno Glera per almeno l'85%, questo vitigno è caratterizzato da un modesto accumulo di zuccheri e da una buona presenza di acidità e sostanze aromatiche, che permettono di ottenere un vino base poco alcolico e piacevolmente eromatico.
Tutte le operazioni di vinificazione devono essere effettuate nella zona di produzione delle uve; la versione spumante deve essere ottenuta solo per fermentazione naturale in grandi autoclavi (metodo Martinotti) e utilizzando mosti o vini che abbiano un grado alcolico naturale non inferiore a 9% vol.
La versione frizzante deve essere ottenuta invece esclusivamente per fermentazione naturale in bottiglia o in autoclave.
il grado alcolico minimo di entrambe i prodotti deve essere 10,5% vol per il frizzante e 11% vol per lo spumante.

CONEGLIANO VALDOBBIADENE-PROSECCO D.O.C.G.

Questa denominazione è riservata a vini di diverse tipologie, la più diffusa è senza dubbio la tipologia spumante prodotta nella nelle versioni brut, extra dry, e dry secondo il metodo Martinotti.
Il Conegliano Valdobbiadene-Prosecco DOCG viene prodotto nella fascia collinare della provincia di Treviso compresa tra le cittadine di Conegliano e Valdobbiadene; si tratta di una zona dai terreni molto fertili grazie alla sua posizione soleggiata a metà strada dalle Alpi, che la proteggono dai venti freddi che arrivano da nord, e la laguna di Venezia con le sue temperature miti.
Nel cuore di quest'area è presente una piccola sottozona di soli 106 ettari denominata Cartizze, compresa tra le frazioni di Saccol, San pietro di Barbozza e Santo Stefano nel comune di Valdobbiadene; questa microarea ricopre i terreni più antichi della denominazione, formando una sorta di anfiteatro naturale dotato di una particolare pendenza e un'esposizione verso sud.
Lo spumante che si ottiene da questi vigneti è di particolare eleganza e rappresenta la massima espressione del vino Conegliano Valdobbiadene.
Anche in questo caso le uve Glera rappresentano mino l'85% della composizione del vino, pensate che le uve appartenenti a questa denominazione devo avere una resa massima di uva per ettaro non superiore a 13 tonnellate e mezzo, 12 per il superiore Cartizze!
Fatte salve le aggiunte (max 15%) di altri vitigni locali e autorizzati, le operazioni di vinificazione devo essere fatte all'interno dei comuni della zona di produzione delimitata, mentre le fasi di preparazione del vino spumante e frizzante, le pratiche enologiche per la presa di spuma, la dolcificazione e le operazioni di imbottigliamento e confezionamento, devono essere effettuate nella provincia di Treviso.
Il grado alcolico totale minimo è fissato a 10,5%vol per il frizzante, a 11%vol per il vino spumante superiore e a 11,5%vol per il superiore di Cartizze.

Curiosità: quante volte si legge o si sente "millesimato"?! Immaginando procedimenti alambicchici...
il termine millessimato può essere utilizzato purchè il vino sia ottenuto con almeno l'85% del vino dell'annata di riferimento, indicata in etichetta. La loro qualità è dovuta alla decisione da parte del produttore, di creare questa tipologia di vino in un'annata particolarmente buona, utilizzando solo uve di quel "millesimo".






CHE DITE.... ORA CHE SAPPIAMO COS'E',  LO PORTIAMO A TAVOLA???
- mettiamolo in pratica -
Forse qualcuno sarà più confuso di prima su questo Prosecco, ma sono certo che oltre la natura tecnica di questo argomento, le informazioni che seguono interessaranno davvero tutti!


Partiamo dall'acquisto... 
quando scegliete una bottiglia di Prosecco, non dimenticate di guardare bene l'etichetta verificando che il prodotto corrisponda alle vostre esigenze per grado alcolico o doneminazione: se lo dovete usare come aperitivo segliete un dry, se lo dovete abbinare a un pasto scegliete un brut o un extra dry, se invece volete accompagnarvi un dolce puntate a un demi sec o a un dolce.
Non si dovrebbero mai acquistare vini esposti in vetrina, vicino a luci forti o prossimi a fonti di calore.

La conservazione... 
riponetelo in un posto buio, a una temperatura tra i 10/15°C, tenete presente che il Prosecco è un vino che si esprime al meglio nell'anno successivo alla vendemmia e, per poter godere degli aromi fruttati e floreali tipici, va bevuto entro 18/24 mesi dall'imbottigliamento.
Dopo che avete stappato la bottiglia, se non la consumate interamente (ci credo poco), potete richiuderla con l'apposito tappo metallico a pressione (stopper) che impedisce la dispersione delle bollicine; non levate mai l'aria con quelle "siringhe" togli ossigeno che si utilizzano per il vino tradizionale... lo uccidereste!!

Curiosità: la credenza, piuttosto diffusa, secondo cui un cucchiaino metallco rovesciato eviterebbe la dispersione del gas, è decisamente una leggenda!!

Il servizio... 
il Prosecco deve essere servito in un calice a tulipano piuttosto ampio per poter apprezzare la ricchezza degli aromi. E' consigliabile berlo a una temperatura di 6/8°C, a seconda della tipologia e degli abbinamenti, per far risaltare la fragranza caratteristica; si suggerisce quindi di raffreddare la bottiglia prima di servirla lasciandola per un'ora in un secchiello con ghiaccio e acqua fredda, o facendola riposare sdraiata nella parte bassa del frigorifero per 3/4 ore. Evitare di mettere la bottiglia nel freezer anche solo per pochi minuti: un abbassamento troppo brusco della temperatura ne altera l'equilibrio strutturale.

Stappiamolo...
Molto importante, tanto da meritare paragrafo a parte, è il momento della stappatura...
la bottiglia va stappata lentamente evitando di cercare il caratteristico botto: in questo modo preserverete la frizzantezza del vino ed eviterete danni da collisione accidentale (o no).
Allentata la gabbietta, va concentrata l'attenzione sul tappo che ve sempre tenuto con forza verso il collo dela bottiglia, lentamente va fatto girare il vetro dalla base, in modo da far fuoriuscire lentamente sia il gas che il tappo; cercate di contrastare il più possibile la forza di fuoriuscita del tappo e fatelo quando la bottiglia è ben fredda.

Infine.... cercate di non servire mai un Prosecco, o uno spumate (ma possibilmente anche altri vini), in bicchieri lavati in lavastoviglie o con detersivi, questi formano una patina che ostacola la liberazione della spuma.
Basta semplicemente lavarli con acqua ben calda, sciacquandoli abbondantemente e poi asciugandoli facendoli sgocciolare; se avete dubbi sulla pulizia, "avvinate" il bicchiere con un goccio di vino facendolo roteare su tutta la sua superfice interna, per poi gettarlo.

Abbinamenti...
Dirvi di abbinare il vostro Prosecco a un buon radicchio trevigiano, sarebbe davvero troppo semplice!
Degustatelo con asparagi e risotti bianchi, funghi di bosco e in particolare assaggiatelo con dei porcini.
Formaggi semi stagionati, polenta bianca, ma azzardate anche della svelvaggna di carne bianca; poco c'è da dire sul pesce... spiedini di scampi o molluschi, crostacei, ma anche eccezionalmente con sushi e sashimi.



Quando ordinerete un Prosecco al bar.... fatevi poche domande.... ma rimandate indietro le patatine!!!!
 e fatevelo servire in un calice a tulipano, un pò sboccato... :-)

e per saperne di più...   http://www.coneglianovaldobbiadene.it/

QUANDO UN POSTO BELLO.... LO VIVI BENE!

GROTTAMMARE ALTA
 MA NON TROPPO!



Un paese, un borgo, una piccola perla accarezzata dall'Adriatico.
Grottammare Alta è un piccolo comune della provincia di Ascoli Piceno, conta poco più di 15.000 abitanti e il centro storico risalente agli anni mille, è racchiuso in un cuore di pietra; una pietra calda che nel nodo inscindibile di vicoli e scale lascia dopo ogni arco, agli occhi la voglia e lo spazio di guardare.
E' situato a pochissime centinaia di metri sul mare e la sua estensione arriva fino alle spiagge sabbiose, ma è qui, dall'alto, che si gode di tutto; ci siamo fatti una passeggiata incuriositi da un borgo così vicino al mare e così poco alto dal mare.... una distanza che non ti toglie il piacere di andare in spiaggia, ma neanche, viceversa, quello di respirare aria diversa qualche metro più in su.



Subito dopo la balconata, che ci siamo trovati sulla destra, proprio sulla piazza ci siamo fermati a prendere un caffè qui...


"Mon Fleurie" recita l'insegna aggrappata come la storia alle mura che lo circondano: un ingresso disegnato tra due battenti in legno aperti e vasi di fiori colorati a decorarlo.
Un bar si direbbe, ma non lo è.
Uun bistrot, ma non solo, una libreria, una vinoteca... vini ricercati e prodotti legati al territorio, a cornice di esposizioni artistiche che strappano l'attenzione.
La ragazza che ci accoglie si chiama Letizia, (spero di non sbagliare) e rispecchia in tutto la solarità dello spazio che si è ricercatamente creata. Con piacevolezza ci spiega le opere esposte e come si possa vivere in armonia con un posto, che sembra fuoriuscire da un film francese girato in provenza. Nel mentre, siamo sempre a Grottammare Alta e beviamo un caffè buonissimo.
Prima di andare via prendo un bigliettino e lo metto da parte, naturalmente vi consiglio di venirci se siete da queste parti.




Mon Fleurie BAR A VINO

monfleuriebar@gmail.com







Abbiamo proseguito il giro, dopo il caffè, imbattendoci in un insegna come questa:


ci siamo affacciati all'interno del locale per vedere dove portasse una scaletta in pietra, che scendendo, finiva su di una parete di bottiglie.
Siamo stati fermati da una voce femminile all'esterno che ci comunicava che il locale era ancora chiuso, e che avrebbe riaperto Giovedì 18 Aprile.... "che sfiga" abbiamo pensato.
Invece anche no... perchè alla porta ci è venuto a prendere Peppe, uno dei due soci del locale: un uomo classe '56 la cui energia raggiunge tutto quello che lo circonda! Ci ha fatto entrare, ci ha dedicato tempo prezioso incarnando il vero oste modello, ci ha fatto scoprire un locale meraviglioso che avrà 35 posti a sedere e una terrazza sul mare da togliere il fiato e che, non copre mai, nemmeno d'inverno: dice che quando è la fuori, lui, le stelle, la luna e il mare... li deve vedere!
Si è parlato di tutto, dalla qualità dei prodotti che devono essere alla portata di chiunque per poter essere apprezzata, fino agli equilibri naturali di un pianeta consumato, ma mi è rimasta in mente una frase con cui parlava di vino: "quando un prodotto arriva ad essere commerciale, ha perso l'anima".


Questa sua "Osteria" era in antichità un forno che produceva pane, ristrutturandolo dalle mura è fuoriuscita una pietra che indicava la nascita e che recita tutt'ora "M481", millequattrocentottantuno: questo fu il predestinato nome che quel posto ha mantenuto.
Da uno sguardo veloce e informale al menù, scopro che i piatti serviti sono semplici e prodotti artigianalmente con, dichiarata, infinita cura nella qualità.
Peccato non poter degustare nulla.... ci torneremo dall'amico Peppe, per l'estate sarà attivo anche un b&b nei piani superiori, noi per ora siamo onorati di averlo conosciuto qui, a Gottammare Alta... ma non troppo.

 










UN MARE... DI POSSIBILITA'!

IL PESCE FRESCO.... 
SE NON SAI PESCARLO, SAPPILO SCEGLIERE E CUCINARE!!



Anche se non è mai stato un alimento strettamente stagionale, con l'arrivo dell'Estate e lo spostamento sempre più frequente verso le località marine, comincia la battaglia navale dei pescherecci e di un commercio che non fa sconti ne sulla qualità, ne sul prezzo.

Una richiesta sempre maggiore di pesce, che comunque è ancora troppo poco consumato nelle diete settimanali, arricchisce le nostre tavole con varietà infinite e provenienti da ogni angolo della terra, questo fa si che è troppo facile perdersi nel vero e proprio mare di merce offerta e scambiata facilmente con altre razze e provenienze.
Non tutti sanno che il persico africano (Lates Niloticus), chiamato così perchè allevato in laghi e fiumi del continente nero, è più grande e meno pregiato del persico originale (Perca fluviatilis) e ci viene periodicamente rifilato come un "bel persico" a un prezzo che supera di più del doppio il valore delle carni comprate.
Scambi di identità, con valori commerciali variabili, succedono ormai ovunque e purtroppo sempre più spesso.
Fare riferimento al prezzo non è più un metro di giudizio, complice a volte la furberia dei commercianti, a volte le insufficenti informazioni che loro stessi ottengono e richiedono dai luoghi di partenza della merce comprata.
Alla malora quindi ogni rapporto di fiducia... amenoché non si sia in grado di pescare ognuno il proprio pesce, ci si deve affidare a piccoli accorgimenti che ci aiutino nel saperlo individuare e scegliere.
Secondo una normativa vigente dal 2002, sulle etichette dei prodotti ittici, o sui cartellini di quelli venduti sfusi e in filetti, devono esserci le indicazioni necessarie a identificare ciò che si sta acquistando: 
- la denominazione commerciale "merluzzo nordico" (il nome latino è facoltativo)
- il metodo di produzione "pescato" o "allevato"
- la zona di cattura con il nome della nazione se è allevato, con la zona di pesca se è pescato.
La possibilità di omettere il nome latino... fa la differenza.
Perchè?!

ANNOIATEVI (ma risparmiate)!!!!

Perchè se comprate una cernia, si può chiamare "cernia" soltanto il pesce del genere  "Ephinepelus (geneus, caninus, marginatus) e "Polyprion americanus".... difficile eh?! Il fatto è che potreste comprare un pangasio pagandolo il 90% in più!!
Se volete comprare un dentice, questa denominazione è riservata solo alla specie "dentex dentex", un dentice dell'Atlantico può esservi dato al 30% in più del valore reale!!
Il merluzzo.... l'unico pesce che può essere venduto come merluzzo o nasello è il "Merluccius merluccius", un merluzzo nordico vale fino al 40% in meno di questo.
L'unico pesce che può definirsi tonno è il "Thunnus thynnus" o tonno rosso, il più pregiato e più caro da comprare.
Le sogliole tanto care ai nostri bimbi, per essere pagate circa 30 euro al kg devono essere "Solea vulgaris"... le sogliole dell'Atlantico valgono almeno il 40% in meno.

BASTA NOIA.... RICOMINCIAMO!



Mentre nelle grandi distribuzioni è difficilissimo valutare e scegliere la freschezza, si può dire però che le etichette di confezionamento sono sempre completissime di ogni informazione, cosa a dir poco impossibile nelle pescherie.
Quindi faremo così.... al supermercato punteremo alla natura certa di ciò che mangiaremo, in pescheria chiederemo comunque informazioni certe sulla provenienza, ma daremo filo da torcere a chi vorrà venderci pesce decongelato o "datato", per fresche prelibatezze!

Per distinguere il pesce fresco basta puntare l'attenzione su tre particolari nei pesci da muscolo, uno sui crostacei e nessuno sui conchigliacei.

1) I primi devo avere il pigmento vivo e di colore cangiante, il muco che li ricopre deve essere trasparente e gli occhi completamente convessi e brillanti, dalle branchie poi non deve fuoriuscire nessun liquido.
più queste caratteristiche svaniscono, più il pesce è datato... e cosa fondamentale: se l'occhio è concavo dall'interno, NON COMPRATELO!!!!

2) I crostacei come scampi, gamberi, mazzancolle.... devo essere di un colore bianco trasparente nella parte delle zampe, più vedete tracce nere, più sono vecchi. In alcuni casi vengono sbiancati col bicarbonato o additivi chimici, potete accorgervene perchè il bianco non sarà brillante, ma decisamente opaco.
I gamberi freschi, di colore scuro, hanno in trasparenza la congiunzione con la testa di un colore interno rosso vivo.

3)Nei conchigliacei vige una sola regola.... VIVI !!!
Sviluppano una flora batterica dannosissima così in fretta da morti, che non possono proprio essere messi in commercio, ma se vi capita qualche criminale.... EVITATELO!

NON COMPRATE PESCI DECAPITATI... E PREFERIBILMENTE, SE VOGLIAMO SORVOLARE SULLA PULITURA SFILETTATEVELI DA SOLI!! 

Detto questo.... perliamo di cottura??
Ormai ci siamo, perchè no?! Il pesce è un alimento che se pescato e mangiato in periodo "positivo", cioè quando è ricco di grassi e quindi non dopo la riproduzione (!!!), ha un'infinità di valori nutrizionali importanti per l'uomo, ha una cottura semplice che può essere elaborata con piccole e semplici aggiunte.
Si potrebbe sfatare tranquillamente il tabù dove si crede che cucinare il pesce sia difficile...
Ci vogliono piccoli accorgimenti e tanta pazienza nel pulirlo!!

Non è di certo questo l'angolo delle ricette, ma possiamo guardare insieme almeno quali sono le basi di cottura e le modalità di preparazione.

Facciamo finta che bollito in acqua leggermente salata e servito con olio e limone lo sappiamo fare tutti ok?!
Partiamo quindi da una piccola, fondamentale variante, del pesce bollito: 

il COURT BOUILLON

E che è?! facile... un bollito aromatizzato! Visto che il pesce non è complicato?!
Si fa così: 
2lt e 1/2 di acqua, una cipollina tagliata ad anelli, 1/2 carota fatta a rondelle, 1 costa di sedano, 1/2 bicchiere di aceto o vino bianco (buono), alcuni grani di pepe e sale grosso.
L'acqua va fatta sobbollire (cioè cuocere a fuoco basso) per 45' circa, alla fine si filtra e si fa freddare; ci si può cuocere ogni tipo di pesce polpo compreso, la cottura media va da 10' ogni 1/2 Kg di pesce.
E' la base di ottimo brodo di pesce per zuppe, risotti e salse.

il FUMETTO DI PESCE

in sostanza, se partiamo dalla preparazione del brodo aromatizzato, evitiamo di mettervi da subito il vino o l'aceto che aggiungeremo dopo, restringendo in padella il nostro court bouillon con le parti non commestibili dei pesci (lische, teste, ma senza occhi e parti con sangue) e i canapace dei crostacei, può essere sfumato con del vino nel finale.

al VAPORE

questa è una cottura semplicissima e molto sana, ottima per pesci come triglie, branzini o filetti in genere

alla BRACE (griglia)

possiamo affermare con assoluta certezza che la cottura alla brace è il peggior metodo di cottura di qualsiasi alimento a muscolo (pesce, carne); di fatto però ci sono varietà di questo genere che possono venire bene lo stesso, la cosa fondamentale è non squamare il pesce, tenere o la fonte di calore a bassa temperatura o il pesce alla giusta distanza e sfumarlo anche spesso con olio o vino.

al FORNO

come per il vapore, il forno assicura ancor di più il contenimento delle sostanze nutritive del nostro pesce, non disperdendone durante la cottura i liquidi in rilascio.
Ottima la facilissima cottura al cartoccio, in cui basta svuotare il pesce dalle interiora, sostituite anche solo da prezzomolo fresco e limone, l'aglio vi consiglio di strofinarlo prima sulle carni sia dentro che fuori a piacimento.
Graditissima anche la cottura in crosta, di sale, di patate, di verdure, di pane...
fame eh?!

alla MUGNAIA

pesci interi e di sottile spessore come la sogliola, ma anche filetti (fatti da voi), possono essere infarinati come volete e fatti prima saltare in padella con un pò di burro, poi cotti a fuoco medio per 2/3' per lato.

il FRITTO

e qui la gola affonda.... solitamente il pesce fritto viene snobbato, ma io dico che c'è fritto e fritto!!
Soprattutto c'è pesce e pesce che può essere fatto fritto.
Per quanto a voi ingolosiscano calamari e gamberi, ottimi per carità... io preferisco i gamberetti, e piccoli pesci di paranza, ma anche tranci di filetto di orata o tonno.
Il segreto di un buon fritto è far asciugare perfettamente il pesce da friggere, infarinarlo scrollandone bene la farina in eccesso e spolverandolo con del pan grattato in grana molto fine; l'olio deve essere caldo e abbondante e non deve arrivare al punto di fumo. Dopo la frittura, che non deve superare i 2/3 minuti (altrimenti avete sbagliato taglio o dimensione del pesce da friggere), asciugare bene in carta assorbente e salare sempre e solo all'ultimo.

Basta??!!
Potremmo star qui a parlarne per dieci pagine, ma alla fine ci fermerebbe comunque l'appetito!!


Mangiamo più pesce e meno bastoncini!!






ZUPPA DI VEGA


ZUPPA DI CECI E FAGIOLI ROSSI

Questa ricetta è davvero sfiziosa e alla portata di tutti, ma di fatto è anche un'ottima alternativa per i nostri amici vegetariani o vegani: ricchi di proteine rappresentano un piatto sostitutivo alla carne, le proprietà benefiche dei fagioli e dei ceci sono note nell'abbassamento del colesterolo "cattivo" grazie alla presenza di acidi grassi insaturi come gli omega3.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:

2 barattoli di ceci in scatola da 100gr
2 barattoli di fagioli messicani in scatola da 100gr
1 bicchiere di polpa di pomodoro
4 cucchiai di olio extravergine di oliva
2 rametti di rosmarino fresco
1 ciuffo di prezzemolo
1 costa di sedano
1/2 carota
1 spicchio di aglio
1 punta di peperoncino fresco
1 cucchiaio di farina
300gr di pane sciapo
sale e pepe q.b.

ATTREZZATURA:

1 Padella grande
4 cocci in terracotta per servire

PROCEDURA:

Mettere a scaldare l'olio in padella, a fuoco basso, con i rametti di rosmarino fresco che lo aromatizzeranno


prima che l'olio cominci a fumare, aggiungiamo il trito di aglio, carota, sedano, prezzomolo e peperoncino


aggiungere subito dopo un cuhhiaio di farina e la polpa di pomodoro







dopo aver fatto amalgamare il tutto, salare con due pizzichi di sale fino e aggiungere ceci e fagioli



coprire la padella e far andare per 7/8 minuti tirando la zuppa a piacimento, possiamo aggiungere uno o due cubetti di brodo vegetale congelato volendo, nel mentre mettiamo a tostare il pane sciapo tagliato a fette piccole

controllando che non si asciughi troppo, è pur sempre una zuppa, ne assaggiamo la sapidità aggiungendo un trito di pepe nero macinato fresco


assaporato il nostro gradimento, serviamo la nostra zuppa nei cocci accompagnata da un crostino intero di pane tostato






Curiosità: il restante pane tostato a fette, lo serviamo da parte, cosa che personalmente preferisco alla "dadolata" di pane infilata a togliere consistenza alla zuppa (asciuga tutto il sugo ammollandosi!!).

So che può sembrare un piatto onvernale, ma in realtà è molto più leggero di quanto si pensi ammesso che si digeriscano bene i legumi!!!

BUON APPETITO!!!!

IL MARE DI CARLOS

La prima ricetta della rubrica PROTAGONISTI, ci porta nella cucina di Carlos Antonio, classe 1976; dinamico, elegante e single convinto, ci propone uno dei piatti che, pur essendo di una estrema semplicità, rispecchia i sapori della sua terra: Alba Adriatica.

SPAGHETTI AMMARATI

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:

1 spicchio di aglio
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
1 ciuffo di prezzemolo fresco
300gr di misto mare (fresco o surgelato fresco)
300gr di pasta
1/2 bicchiere di vino bianco
3 cubetti di brodo vegetale surgelato

ATTREZZATURA:
1 padella capiente
1 pentola per la pasta

PROCEDURA:

Sminuzzare lo spicchio d'aglio aggiungendovi se preferite una punta di peperocino, poi mettere il trito a rosolare nell'olio appena caldo nella padella



 appena l'olio comincia a sfrigolare, prendiamo il pesce e aggiungiamolo alla base


mentre il misto mare prende la temperatura di cottura, andiamo a mettere l'acqua per la pasta

1° curiosità: il vero segreto di una buona cottura della nostra pasta, oltre che la qualità della stessa, è l'acqua... per permettere all'alimento di cuocere bene deve essere abbondante, circa 1lt ogni 100gr; per salarla secondo questa proporzione ci vogliono 10gr si sale grosso ogni lt. Questo permetterà alla pasta di allargarsi e riacquistare volume e consistenza, senza incollarsi ne alla pentola ne con se stessa.





* il brodo vegetale aggiunto in cubetti, è semplicissimo e si conserva congelato nei sacchetti che solitamente si usano per il ghiaccio, per essere consumato come condimento all'acqua della pasta, può essere allungato  fino a un terzo (3 bicchieri di brodo 1 di acqua), senza aggiunta di sale.

Sistemata l'acqua della pasta andiamo a riprendere il nostro condimento di mare sfumandolo con il vino




 lo lasciamo tirare quei 4 o 5 minuti, che di solito sono la 1/2 del tempo di cottura della pasta, a fuoco basso




2° per pesare la pasta senza sporcare la nostra bilancia, possiamo capovolgere il coperchio della pentola della pasta, impostarlo come tara e mettervi il quantitativo che vogliamo.




scoliamo la pasta a poco più di metà cottura e la riversiamo nel nostro tegame






mantechiamo bene e lasciamo andare quei 3 o 4 minuti che completeranno la cottura dello spaghetto, aggiungendovi mezzo mestolo dell'acqua di cottura


Nel voler dare più importanza alla sostanza che all'apparenza, il nostro buon Carlos aggiunge una parte del prezzomolo tritato fresco, durante la mantecatura in modo da distribuirne il profumo su tutto il quantitativo

a questo punto sporzionare, aggiungere altro prezzemolo da decorazione e servire...

vino bianco abbinato egregiamente: Verdicchio dei Castelli di Jesi

buon appetito da Carlos Antonio

BIANCO LOCALE A TUTTI!!


SCEGLI UN "LOCALE BIANCO"....
PER LE TUE VACANZE IN SARDEGNA!!



Arriva l'estate e le terre sarde cominciano a diventare materia di discussione per le prossime, vicine, lunghe, medie, corte, sospiratissime vacanze al mare....
Con acque cristalline e coste frastagliate, un entroterra spigoloso e mediterraneo, la Sardegna si rivela una delle terre più difficili da coltivare; e se è vero che dalle terre più dure da addomesticare si ottengono i frutti più preziosi, qui alla mercè del maestrale, il Vermentino a dispetto delle coste che vanno dalla Spagna alla Liguria, da vita a un bianco dal gusto inconfondibile.
Quest'isola meravigliosa annovera una DOCG, tre DOC e un IGT, quindi quando sarete spaparanzati nel giardino della vostra casa vacanza piuttosto che seduti davanti a una carta dei vini fingendo di capirci qualcosa, o magari se sfilerete per un quarto d'ora davanti i scaffali dei vini di un enoteca o di un supermercato,scegliete un bianco, ma non buttatevi a caso...


sappiate che i vini sardi sono questi...

VERMENTINO DI SARDEGNA  D.O.C.

Viene ottenuto da uve della varietà Vermentino che possono essere prodotte in tutto il territorio sardo, con l'ammissione di presenza di altre uve bianche autorizzate per un massimo del 15%.
Il grado alcolico mino è il 9,5% vol., al palato può risultare secco o amabile, ma deve essere acidulo e con un leggero retrogusto amarognolo; cosa che riscontriamo anche nel profumo delicato e gradevole, come nel colore, che varia dal bianco al paglierino con leggeri riflessi verdolini.
Abbinatelo con antipasti di pesce senza salse, ostriche, pesce alla griglia, fantastici malloreddus con le vongole... 
Consigliati: Cantina Santadi Vermentino di Sardegna doc Villa Solais  - euro 4,80 al supermercato
                     Cantina Contini Vermentino di Sardegna doc Tyrsos - euro 5,00 al supermercato

VERMENTINO DI GALLURA  D.O.C.G.

Può contenere solo uve Vermentino che provengano dalla Gallura ( una zona a Nord-Est dell'isola) e qui vinificate; l'imbottigliamento invece può essere effettuato in tuta la Sardegna.
Il colore è paglierino con leggeri riflessi verdognoli; il profumo è intenso e il sapore morbido con retrogusto amarognolo. il grado minimo alcolico deve essere di 12% vol.
Abbinatelo con tutti i piatti di pesce, crostacei specialmente, carni bianche e dell'ottimo pecorino sardo...
Consigliati:  Cantina del Vermentino Monti Vermentino di Gallura docg S'éleme - 4 euro
                     Cantina Gallura Vermentino di Gallura docg Canayli - 8 euro al supermercato

NURAGUS  D.O.C.

Così si chiamano le uve di cui è composto per un mino dell'85%, e che vengono prodotte nel territorio della provincia di cagliari, nuoro e Oristano; anche la vinificazione deve essere fatta in queste zone.
Di colore giallo paglierino tenue, secco o amabile, è sapido, armonico, leggermente acidulo.
la gradazione alcolica minima è di 10,5% vol e si può trovare anche in versione frizzante.
Può essere abbinato ad antipasti magri e sughi bianchi di pesce, zuppe di mitili o crostacei lessati.
Consigliato: cantina Argiolas Nuragus di Cagliari doc S'Elgas  - 4,60 euro al supermercato

ALGHERO  D.O.C.

Anche qui abbiamo una percentuale minima dell'85% di uno specificato vitigno come Souvignon, Torbato, Chardonnay, e la zona di produzione riguarda alcuni comuni di Sassari e provincia.
Il Souvignon è di colore paglierino tendente al verdognolo; il profumo gradevole e fruttato; il sapore asciutto e persistente con un grado alcolico minimo di 11% vol.
Bevetelo con una zuppa di pesce, primi piatti regionali o un fiore sardo.
Consigliato: cantina Sella e Mosca Alghero doc Le Arenarie - 7,50 euro al supermercato

ISOLA DEI NURAGHI  I.G.T.

In questo vino si va per esclusione... tolti i vitigni cannonau, carignano, girò, malvasia, monia, moscato, nasco, nuragus, semidano, vermentino e vernaccia, è ottenuto da uve provenienti da vitigni autorizzati e prodotti nelle province di cagliari, Nuoro, oristano e Sassari.
Per il bianco Isola dei Nuraghi, le caratteristiche cambiano a seconda delle zone e dei vitigni di produzione, la classificazione I.G.T. lo vincola solo al grado minimo alcolico che è di 10,5% vol.
Si beve con piace su tutti i piatti bianchi, purchè non conditi da salse dal gusto forte.    
Consigliato: Cantina di Dolianova Isola dei Nuraghe igt Santesu - 3 euro al supermercato


Curiosità: "contine solfiti"
Su tutte le bottiglie in commercio campeggia questa scritta troppo spesso poco visibile, cosa significa??
E' la dichiarazione di presenza di una sostanza che si chiama andride solforosa: un additivo usato nelle tecniche produttive, per impedire alterazione causate dai batteri e dai lieviti.
I limiti di legge sono di manica larga, il loro massimo consentito supera, con due bicchieri, la dose giornaliera accettabile di un adulto di 70kg!
Fortunatamente sono veramente pochi quelli che raggiungono limiti così alti, ma di fatto, una assunzione massiccia di anidride solforosa, oltre a nuocere alla qualità del vino, può causare nausea, mal di testa e problemi digestivi.
                                                     
Chiare le emicranie da sbornia?!?!