CUCINARE SECONDO CUCINA - curiosità sul cibo -





EVO.... IN CONTROTENDEZA COI TEMPI, L'EXTRAVERGINE CHE VA DI MODA!!



Non solo un ingrediente, l'olio Extra vergine d'Oliva, è un vero e proprio componente fondamentale e irrinunciabile su tutte le tavole del mondo e, in special modo, di quelle degli italiani; in pratica, sulLa Tavola di Tutti!
Nel 2012 il COI,Consiglio Oleicolo Internazionale, ci dice che abbiamo consumato ben 157 milioni di litri di extravergine... ne consegue che, essendo un prodotto ad alta vendita, sia diventato anche un prodotto ad alto rischio di frodi. Non staremo qui a discutere normative "salva olio", piuttosto che meccanismi commerciali di vendita, ma di certo possiamo dire che almeno in Italia si posso comprare, anche al supermercato, olii extravergine senza spendere una fortuna e con un buon margine di sicurezza sulla sua onestà. Certo dobbiamo essere consapevoli che il baratto economico prevederà uno scambio proporzionale col "carattere" del prodotto scelto che, ovviamente, non avrà il corpo e il sapore di quello fatto dal vostro contadino di fiducia.
Se vogliamo farci una domanda, forse sciocca, ci possiamo chiedere cos'è l'Extravergine, cosa lo differenzia con l'Olio di Oliva.
Il termine Extravergine viene attribuito alla prima spremitura delle olive, ottenuta esclusivamente attraverso processi meccanici, ovvero senza alcun ricorso a sostanza nè procedimenti chimici; in definitiva, anche se al giorno d'oggi la semplicità di un tempo sembra fantascienza, non è altro che il prodotto di olive "fresche", colte e spremute e che, di conseguenza, non abbiano ricevuto altro trattamento se non quello del lavaggio, separazione dalle foglie, centrifugazione e filtratura.
A questo punto nasce la domanda complementare... "l'olio d'oliva, allora, cos'è?!".
Quello che scegliamo dai scaffali come "Olio d'Oliva", non è altro che una miscela di olii raffinati, cioè, lavorati con procedimenti e prodotti chimici che servono a eliminare sapori e odori cattivi; le normative non dettano un valore minimo, di presenza nella miscela, di olio vergine, ma una percentuale (piccola) è presente in tutti anche solo per dare un tocco di colore, odore e sapore di genuinità.
Fattore predominante nell'analisi organolettica (ammazza che parolone!) di un olio, è l'acidità; il grado di acidità, di fatto, è un parametro discriminante che stabilisce se un olio possa classificarsi come "extravergine", aumentando, se le olive di partenza non sono in perfette condizioni o se l'olio è stato conservato troppo tempo prima di essere utilizzato.
Il Regolamento europeo vuole, per un extravergine, un grado di acidità non superiore allo 0,8%.
Possiamo dire che l'acidità e la verginità extra, siano proporzionali?? Beh... direi di si. 
Ma anche se fondamentale, l'acidità non è l'unico valore di cui tener conto nella valutazione di un olio che, essendo una sostanza grassa, è soggetto a tutte le delicatezze del settore come conservazione e ossidazione; tenerlo alla luce o esposto all'aria, piuttosto che conservarlo chiuso male, provoca procedimenti chimico-naturali che ne destabilizzano tutte le caratteristiche principali fino a renderlo sgradevole fino al rancido.
Va detto, però, che l'olio a differenza del vino, non è un prodotto da invecchiamento come tutta la famiglia dei biologici che, in quanto tali, non posso vivere per sempre se non trattati chimicamente; quindi abbiatne cura ma cercate di conservarlo entro l'anno di produzione, questo, per poterne gustare a pieno tutte le qualità, poi è ovvio che può essere utilizzato anche oltre, se in tempi ragionevoli.
Ma veniamo alle etichette.... dato il fagocitante consumismo, la grafica abbindolatoria e intelligente dei prodotti in commercio, gioca su termini e diciture spesso inutili, spesso necessarie, ma nascoste!
Termini come "Dlicato" o "Gentile", sono privi sia di fondamento che di specifica ecnica, la dicitura "a bassa acidità" non può essere "strillata" dalle etichette se non accompagnata da una specifica che prevede altri valori di comparazione qualitativa; va bene fare attenzione ai "10% italiano" messi in bella vista, ma se non lo leggiamo cerchiamo altrove da dove provengno gli oli di oliva utilizzati.
Capitolo a parte merita il "freddo": altro parametro fondamentale che, insieme all'acidità, incide sulla verginità extra.
Il termine "Ottenuto a freddo" o "Estratto a freddo", è una medaglietta che può portare sul petto solio un olio che viene prodotto tramite spremitura meccanica a temperature inferiori ai 27°C; medaglietta di valore superiore, può apporla il "Prima spremitura a freddo", procedura ancora più restrittiva che prevede, il procedimento di estrazione dell'olio, esclusivamente attraverso il metodo tradizionale.

Bene, ora diamoci un tocco di "puzza" sotto il naso.... se vi capita di girare per fiere o manifestazioni gastronomiche e, il promotore di turno, vi vuol far gentilmente degustare il suo o altrui olio, fate così:
di solito va fatto notare che il colore non rientra in nessun modo nei metodi valutativi, quindi se vi decantano il colore... bocciati. E' importante per capirne l'età o il tempo di spremitura, ma non influisce in una valutazione organolettica.
Poi, annusatelo, più volte e in maniera discontinua, non respiratelo a lungo o il vostro olfatto sarà assuefatto e, quindi, non più in grado di distinguerne dei pungichii di acidità o altrieffetti sia piacevoli che spiacevoli.
Infine mettetene una piccola quantità in bocca distribuendola su tutta la lingua, lasciatela li senza inghiottirla facendo entrare dell'aria in bocca; dicono si chiami stripping questa tecnica.... (più facile a farsi che a dirsi vi assicuro!!) di fatto vi permettrà di percepirne gli aromi in modo più intenso.

Fatelo... anche male, ma fatelo sempre... fate vedere che siete sempre più attenti a non farvi riempire di chiacchiere, fate capire che la qualità è importante a costo di bluffare!!
Poi... poi assaggiate crostini, bruschette, aromatizzati... buttate giu tutto e scegliete.


Scegliete sempre il meglio per voi.

I PRIMI, IN CUCINA, SARANNO SEMPRE I PRIMI...!!!

 
Caritatevole proposito quello che la cristianità ha provveduto a tramandarci, peccato per chi però all'epoca non ha avuto modo di andare oltre le moltiplicazioni; qui, cambiando l'ordine degli addendi il risultato cambia.
Parliamo di pasta: l'unico vero primo italiano.... e sempre qui, il primo rimane primo!
Le statistiche ci dicono che mangiamo più di 2kg di pasta procapite al mese... sembra poca vero?! Eppure basta ad essere un vero e proprio primato su scala mondiale, anche se personalmente consumo più di 80 gr di pasta al giorno.
Il nostro paese ne è il maggior produttore, e dato che ne sportiamo tanta quanta ne consumiamo, di fatto è anche il primo esportatore nel mondo; un vero e proprio record la pasta italiana, che vede nella top tre al primo posto i classici maccheroni, seguiti dai spaghetti e dalle penne.
Un prodotto di qualità indiscutibile, prodotto con sola semola di grano duro per apprezzarne la doverosa consistenza, dopo averla scolata "al dente".
Rubriche specializzate indicano come in questo campo il marchio spesso è sinonimo di ferrea attenzione alla genuinità del prodotto confezionato (Es. Voielleo, De Cecco, Garofalo), ma evidenziano anche come alcune nuove private label, ovvero marche indipendenti delle grandi catene di distribuzione, riescano anche a superare della major abbattendo considerevolmente i prezzi (Es. Coop, Dico).
Parlando appunto di semola, si può dire che questa farina ottenuta dal grano duro, un cereale ricco di glutine, è la componente proteica che dà forza all'impasto. Per questo il contenuto di proteine influisce sulla qualità della pasta: più ve ne saranno, più sarà forte il legame proteico che si andrà a formare in cottura, trattenendo l'amido e dando maggiore resistenza e consistenza alla pasta.
La nostra legge, in materia di produzione, stabilisce che la percentuale minima presente deve essere almeno del 10,5%; il valore ottimale, per avere grande qualità, parte dal 13,5%.
Fatene tesoro e scegliete la vostra pasta guardandone i valori nutrizionali!!
Troverete dei numeri identificativi vicino la specifica del tipo: Spaghetti nr.5, beh non hanno una normativa comune, ogni azienda produttrice utilizza una serie numerica propria che non accomina la misura della propria pasta, con quella delle altre aziende. quindi i spaghetti nr 5 di conad avranno un diametro di 1,65mm e quelli della Coop di 2,05mm... che problemi eh?!
Unica nota stonata in questo orgoglio tricolore è il grano.... la quasi totalità della pasta prodotta in Italia, utilizza grani esteri. Delusi?? Purtroppo è così, sono poche le aziende che utilizzando grano italiano lo evidenziano con orgoglio nella propria etichetta.
Un'altra informazione, che potreste trovare spesso in etichetta, fa riferimento ad una essiccazione lenta a basse temperature, questa procedura preserva il tipico sapore di grano. La tradizione vuole che la pasta venga essiccata lentamente (circa 20h) a una temperatura inferiore a 65°C, questo permette al grano di non destritturare le proprie caratteristiche organolettiche.
Infine.... vogliamo parlare della tanto chiacchierata trafilatura al bronzo?!
Spesso si sentono leggende sulle proprietà di questa trafilatura, la realtà però vuole che, al difuori del preziosismo antico, questo nobile materiale quale è il bronzo conferisca alla pasta un tipico colore ambrato e una meravigliosa ruvidità, che ad altro non serve se non a migliorare l'assorbimento del condimento utilizzato. Naturalmente oltre a dare secondo il proprio gusto, una piacevole sensazione nell'essere mangiata.

Avendo parlato di spaghetti, come curiosità vi pubblico la differenza nutrizionale tra uno spaghetto alla carbonara e uno alle vongole:

CARBONARA:
80gr spaghetti
1 rosso d'uovo
60gr guanciale
1 cucchiaio di olio evo
2 cucchiai di pecorino
2 cucchiai di parmigiano
pepe
fornisce: 685Kcal di cui 15%proteine, 39%carboidrati, 46%grassi

VONGOLE:
80gr spaghetti
200gr vongole
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaio di olio evo
prezzemolo
pepe 
fornisce: 423Kcal di cui 13%proteine, 64%carboidrati, 23%grassi

Insomma, chi la vuole cotta, chi la vuole cruda.... mangiate quella che volete, ma fatelo "al dente"!!!
 
Buon appetito....




IL PESCE.... 
SE NON SAI PESCARLO, SAPPILO SCEGLIERE E CUCINARE!!



Anche se non è mai stato un alimento strettamente stagionale, con l'arrivo dell'Estate e lo spostamento sempre più frequente verso le località marine, comincia la battaglia navale dei pescherecci e di un commercio che non fa sconti ne sulla qualità, ne sul prezzo.

Una richiesta sempre maggiore di pesce, che comunque è ancora troppo poco consumato nelle diete settimanali, arricchisce le nostre tavole con varietà infinite e provenienti da ogni angolo della terra, questo fa si che è troppo facile perdersi nel vero e proprio mare di merce offerta e scambiata facilmente con altre razze e provenienze.
Non tutti sanno che il persico africano (Lates Niloticus), chiamato così perchè allevato in laghi e fiumi del continente nero, è più grande e meno pregiato del persico originale (Perca fluviatilis) e ci viene periodicamente rifilato come un "bel persico" a un prezzo che supera di più del doppio il valore delle carni comprate.
Scambi di identità, con valori commerciali variabili, succedono ormai ovunque e purtroppo sempre più spesso.
Fare riferimento al prezzo non è più un metro di giudizio, complice a volte la furberia dei commercianti, a volte le insufficenti informazioni che loro stessi ottengono e richiedono dai luoghi di partenza della merce comprata.
Alla malora quindi ogni rapporto di fiducia... amenoché non si sia in grado di pescare ognuno il proprio pesce, ci si deve affidare a piccoli accorgimenti che ci aiutino nel saperlo individuare e scegliere.
Secondo una normativa vigente dal 2002, sulle etichette dei prodotti ittici, o sui cartellini di quelli venduti sfusi e in filetti, devono esserci le indicazioni necessarie a identificare ciò che si sta acquistando: 
- la denominazione commerciale "merluzzo nordico" (il nome latino è facoltativo)
- il metodo di produzione "pescato" o "allevato"
- la zona di cattura con il nome della nazione se è allevato, con la zona di pesca se è pescato.
La possibilità di omettere il nome latino... fa la differenza.
Perchè?!

ANNOIATEVI (ma risparmiate)!!!!

Perchè se comprate una cernia, si può chiamare "cernia" soltanto il pesce del genere  "Ephinepelus (geneus, caninus, marginatus) e "Polyprion americanus".... difficile eh?! Il fatto è che potreste comprare un pangasio pagandolo il 90% in più!!
Se volete comprare un dentice, questa denominazione è riservata solo alla specie "dentex dentex", un dentice dell'Atlantico può esservi dato al 30% in più del valore reale!!
Il merluzzo.... l'unico pesce che può essere venduto come merluzzo o nasello è il "Merluccius merluccius", un merluzzo nordico vale fino al 40% in meno di questo.
L'unico pesce che può definirsi tonno è il "Thunnus thynnus" o tonno rosso, il più pregiato e più caro da comprare.
Le sogliole tanto care ai nostri bimbi, per essere pagate circa 30 euro al kg devono essere "Solea vulgaris"... le sogliole dell'Atlantico valgono almeno il 40% in meno.

BASTA NOIA.... RICOMINCIAMO!



Mentre nelle grandi distribuzioni è difficilissimo valutare e scegliere la freschezza, si può dire però che le etichette di confezionamento sono sempre completissime di ogni informazione, cosa a dir poco impossibile nelle pescherie.
Quindi faremo così.... al supermercato punteremo alla natura certa di ciò che mangiaremo, in pescheria chiederemo comunque informazioni certe sulla provenienza, ma daremo filo da torcere a chi vorrà venderci pesce decongelato o "datato", per fresche prelibatezze!

Per distinguere il pesce fresco basta puntare l'attenzione su tre particolari nei pesci da muscolo, uno sui crostacei e nessuno sui conchigliacei.

1) I primi devo avere il pigmento vivo e di colore cangiante, il muco che li ricopre deve essere trasparente e gli occhi completamente convessi e brillanti, dalle branchie poi non deve fuoriuscire nessun liquido.
più queste caratteristiche svaniscono, più il pesce è datato... e cosa fondamentale: se l'occhio è concavo dall'interno, NON COMPRATELO!!!!

2) I crostacei come scampi, gamberi, mazzancolle.... devo essere di un colore bianco trasparente nella parte delle zampe, più vedete tracce nere, più sono vecchi. In alcuni casi vengono sbiancati col bicarbonato o additivi chimici, potete accorgervene perchè il bianco non sarà brillante, ma decisamente opaco.
I gamberi freschi, di colore scuro, hanno in trasparenza la congiunzione con la testa di un colore interno rosso vivo.

3)Nei conchigliacei vige una sola regola.... VIVI !!!
Sviluppano una flora batterica dannosissima così in fretta da morti, che non possono proprio essere messi in commercio, ma se vi capita qualche criminale.... EVITATELO!

NON COMPRATE PESCI DECAPITATI... E PREFERIBILMENTE, SE VOGLIAMO SORVOLARE SULLA PULITURA SFILETTATEVELI DA SOLI!! 

Detto questo.... perliamo di cottura??
Ormai ci siamo, perchè no?! Il pesce è un alimento che se pescato e mangiato in periodo "positivo", cioè quando è ricco di grassi e quindi non dopo la riproduzione (!!!), ha un'infinità di valori nutrizionali importanti per l'uomo, ha una cottura semplice che può essere elaborata con piccole e semplici aggiunte.
Si potrebbe sfatare tranquillamente il tabù dove si crede che cucinare il pesce sia difficile...
Ci vogliono piccoli accorgimenti e tanta pazienza nel pulirlo!!

Non è di certo questo l'angolo delle ricette, ma possiamo guardare insieme almeno quali sono le basi di cottura e le modalità di preparazione.

Facciamo finta che bollito in acqua leggermente salata e servito con olio e limone lo sappiamo fare tutti ok?!
Partiamo quindi da una piccola, fondamentale variante, del pesce bollito: 

il COURT BOUILLON

E che è?! facile... un bollito aromatizzato! Visto che il pesce non è complicato?!
Si fa così: 
2lt e 1/2 di acqua, una cipollina tagliata ad anelli, 1/2 carota fatta a rondelle, 1 costa di sedano, 1/2 bicchiere di aceto o vino bianco (buono), alcuni grani di pepe e sale grosso.
L'acqua va fatta sobbollire (cioè cuocere a fuoco basso) per 45' circa, alla fine si filtra e si fa freddare; ci si può cuocere ogni tipo di pesce polpo compreso, la cottura media va da 10' ogni 1/2 Kg di pesce.
E' la base di ottimo brodo di pesce per zuppe, risotti e salse.

il FUMETTO DI PESCE

in sostanza, se partiamo dalla preparazione del brodo aromatizzato, evitiamo di mettervi da subito il vino o l'aceto che aggiungeremo dopo, restringendo in padella il nostro court bouillon con le parti non commestibili dei pesci (lische, teste, ma senza occhi e parti con sangue) e i canapace dei crostacei, può essere sfumato con del vino nel finale.

al VAPORE

questa è una cottura semplicissima e molto sana, ottima per pesci come triglie, branzini o filetti in genere

alla BRACE (griglia)

possiamo affermare con assoluta certezza che la cottura alla brace è il peggior metodo di cottura di qualsiasi alimento a muscolo (pesce, carne); di fatto però ci sono varietà di questo genere che possono venire bene lo stesso, la cosa fondamentale è non squamare il pesce, tenere o la fonte di calore a bassa temperatura o il pesce alla giusta distanza e sfumarlo anche spesso con olio o vino.

al FORNO

come per il vapore, il forno assicura ancor di più il contenimento delle sostanze nutritive del nostro pesce, non disperdendone durante la cottura i liquidi in rilascio.
Ottima la facilissima cottura al cartoccio, in cui basta svuotare il pesce dalle interiora, sostituite anche solo da prezzomolo fresco e limone, l'aglio vi consiglio di strofinarlo prima sulle carni sia dentro che fuori a piacimento.
Graditissima anche la cottura in crosta, di sale, di patate, di verdure, di pane...
fame eh?!

alla MUGNAIA

pesci interi e di sottile spessore come la sogliola, ma anche filetti (fatti da voi), possono essere infarinati come volete e fatti prima saltare in padella con un pò di burro, poi cotti a fuoco medio per 2/3' per lato.

il FRITTO

e qui la gola affonda.... solitamente il pesce fritto viene snobbato, ma io dico che c'è fritto e fritto!!
Soprattutto c'è pesce e pesce che può essere fatto fritto.
Per quanto a voi ingolosiscano calamari e gamberi, ottimi per carità... io preferisco i gamberetti, e piccoli pesci di paranza, ma anche tranci di filetto di orata o tonno.
Il segreto di un buon fritto è far asciugare perfettamente il pesce da friggere, infarinarlo scrollandone bene la farina in eccesso e spolverandolo con del pan grattato in grana molto fine; l'olio deve essere caldo e abbondante e non deve arrivare al punto di fumo. Dopo la frittura, che non deve superare i 2/3 minuti (altrimenti avete sbagliato taglio o dimensione del pesce da friggere), asciugare bene in carta assorbente e salare sempre e solo all'ultimo.

Basta??!!
Potremmo star qui a parlarne per dieci pagine, ma alla fine ci fermerebbe comunque l'appetito!!


Mangiamo più pesce e meno bastoncini!!




MILLE FIORI DA MANGIARE...
IN UN CUCCHIAINO!!


Uno dei procedimenti naturali più operosi del mondo, che coinvolge una delle comunità più operaie del pianeta: il miele.
Un antibiotico naturale, un ricostituente, uno sciroppo universale.... un ottimo compagno di formaggi e ricche colazioni!


Di certo le api non hanno i sindacati e sarà perchè nel loro mondo, saggiamente, vige ancora la monarchia e quindi, come in tutti i regni che si rispettino... si lavora, ma per chi?!
Specifichiamo senza vezzi maschilistici che il monarca assoluto del regno di questi fantastici insetti pungenti, è incontrovertibilmente donna!
L'Ape Regina regna mediamente fino a cinque anni, a dispetto di un ape operaia che spaccandosi il groppone vive circa per 50 giorni, il bello è sapere come...
Per salvaguardare il proprio regno, la regina in un giorno depone fino a duemila uova, per farlo consuma con la pappa reale fino ad 80 volte il suo peso! In una "famiglia" d'api, stagionalmente, vivono fino a 60.000 api di cui singolarmente, per produrre 1Kg di miele, volano per circa 150.000 Km che è quasi quattro volte il giro del mondo... 60.000 voli d'andata e ritorno dall'arnia ai fiori, che in un giorno, possono essere circa 225.000.
I sindacati?! Tzé...  Dio salvi la Regina!
Poi lamentiamoci se vengono a pungerci quando noi, spaventati da niente, gli andiamo a scaraventare dietro qualsiasi cosa...!!!
Un lavoro assurdo che impegna e vale la vita di una comunità che va oltre l'Ape Maya....
Ci sono mieli e mieli, i più comuni sono questi: il miele di Acacia, che proviene dalla zona prealpina e dalla Toscana rimanendo liquido più a lungo con un colore chiaro e un sapore delicato; il Millefiori che è ottenuto da più piante e il cui colore, sapore e la cui consistenza possono variare in base all'origine; il miele di Castagno, prodotto su arco alpino e Appennini, liquido e dalla cristallizzazione più lenta, con un colore scuro e un sapore amarognolo; infine il miele di Agrumi, prodotto al Sud e che cristallizza alcuni mesi dopo il raccolto, ha un colore molto chiaro e un sapore intenso e fine.
"cristallizza...." chissà che gli fanno per cristallizzarlo...?!
Niente, la cristallizzazione è un procedimento naturale che avviene nel miele e che varia nel presentarsi a seconda della varietà; si può comprare anche cristallizzato, spesso è molto meglio di mieli scadenti che vengono messi in commercio liquidi, perchè ritirati da cristallizati invenduti e sciolti a 40-50° per essere rimessi a scaffale... se lo sapesse l'Ape Regina!!!
Ma che c'è dentro questo miele??!!!
Nonostante la sua composizione sia per circa l'80% di zuccheri, il contenuto del miele è complesso: le sostanze fino ad oggi identificate sono 300, oltre quelle note O_o  e questo crea qualche dubbio da sciogliere tipo...

Per i sportivi: è' ricco di sali minerali?? NO
il contenuto di sali minerali, il cui più presente è il potassio, arriva al massimo all'1%.

Per i debilitati: è' pieno di vitamine??  NO
il contenuto di vitamine è estremamente basso

Per i dietisti: ha meno calorie dello zucchero??SI
è composto di zuccheri semplici come fruttosio e glucosio, che apportano 320 calorie ogni 100gr: lo zucchero normale circa 400. In più ha il doppio del potere dolcificante che ci permette di usarne la metà!

Per le mamme omeopatiche: fa bene a tutti?? NO
I bambini fino a un anno di età non devono assumenerne: il miele può contenere spore di botulino; nei bimbi fino al dodicesimo mese le sporo possono germinare nel colon causando danni anche gravi. E' sempre una tossina...

Per i salutisti: aiuta contro l'influenza?? SI
L'Organizzazione Mondiale della Salute considera il miele un rimedio naturale efficace e sicuro per la cura di tosse e raffreddore, non inferiore ai farmaci più utilizzati.


Consumiamo tonnellate di miele proveniente da ogni angolo del mondo, ma soprattutto d'inverno, e considerando che almeno in Europa questo nettare viene raccolto a fine Estate, si consiglia di consumarlo entro i 24 mesi successivi alla data di produzione.
Fateci i biscotti o dei i mostaccioli, guarniteci dei semifreddi o del pecorino... sceglietelo scuro, chiaro, mettetelo nel latte caldo o freddo... spalmatelo sulle fette biscottate.... ma a una cosa dovete stare assolutamente attenti:   non fate incazzare le api!!

link consigliato :  come nasce il miele




MAI PIU' INEBETITI...

DI FRONTE AL DOSAGGIO DI 15gr DI BURRO FUSO!


Tra le numerose ricette di questo blog, finalmente troviamo on line una fantastica tabella.... 
Vi siete mai fermati balbettando pensierosi con un dito in bocca, di fronte le dosi di una ricetta SEMPLICISSIMA che vi richiedeva 20gr di sale?!
"Oddio... adesso....?! faccio a occhio ovvio!" "tutti fanno a occhio" "dicono sempre sale qb" ("ma poi... quant'è sto qb?!")
BASTA CON IL QUANTO BASTA!! (qb)
Uomini e donne di buona volontà, ci ha pensato Silvia Albano.
Dolce Bontà è davvero una realtà in cui ci si può avventurare con infinita "pace culinaria".
Ricette preziose e preziosi consigli, un blog aperto a tutti e per tutti, fatto di cose buone e semplici, ma la Tabella dei Dosaggi.... una genialiata!
Se ne volete sapere di più.... e lo so che lo volete...
guardate qui:

Nessun commento:

Posta un commento

mumble mumble