EVO.... IN CONTROTENDEZA COI TEMPI, L'EXTRAVERGINE CHE VA DI MODA!!
Non
solo un ingrediente, l'olio Extra vergine d'Oliva, è un vero e proprio
componente fondamentale e irrinunciabile su tutte le tavole del mondo e,
in special modo, di quelle degli italiani; in pratica, sulLa Tavola di
Tutti!
Nel 2012 il
COI,Consiglio Oleicolo Internazionale, ci dice che abbiamo consumato ben
157 milioni di litri di extravergine... ne consegue che, essendo un
prodotto ad alta vendita, sia diventato anche un prodotto ad alto
rischio di frodi. Non staremo qui a discutere normative "salva olio",
piuttosto che meccanismi commerciali di vendita, ma di certo possiamo
dire che almeno in Italia si posso comprare, anche al supermercato, olii
extravergine senza spendere una fortuna e con un buon margine di
sicurezza sulla sua onestà. Certo dobbiamo essere consapevoli che il
baratto economico prevederà uno scambio proporzionale col "carattere"
del prodotto scelto che, ovviamente, non avrà il corpo e il sapore di
quello fatto dal vostro contadino di fiducia.
Se
vogliamo farci una domanda, forse sciocca, ci possiamo chiedere cos'è
l'Extravergine, cosa lo differenzia con l'Olio di Oliva.
Il
termine Extravergine viene attribuito alla prima spremitura delle
olive, ottenuta esclusivamente attraverso processi meccanici, ovvero
senza alcun ricorso a sostanza nè procedimenti chimici; in definitiva,
anche se al giorno d'oggi la semplicità di un tempo sembra fantascienza,
non è altro che il prodotto di olive "fresche", colte e spremute e che,
di conseguenza, non abbiano ricevuto altro trattamento se non quello
del lavaggio, separazione dalle foglie, centrifugazione e filtratura.
A questo punto nasce la domanda complementare... "l'olio d'oliva, allora, cos'è?!".
Quello
che scegliamo dai scaffali come "Olio d'Oliva", non è altro che una
miscela di olii raffinati, cioè, lavorati con procedimenti e prodotti
chimici che servono a eliminare sapori e odori cattivi; le normative non
dettano un valore minimo, di presenza nella miscela, di olio vergine,
ma una percentuale (piccola) è presente in tutti anche solo per dare un
tocco di colore, odore e sapore di genuinità.
Fattore
predominante nell'analisi organolettica (ammazza che parolone!) di un
olio, è l'acidità; il grado di acidità, di fatto, è un parametro
discriminante che stabilisce se un olio possa classificarsi come
"extravergine", aumentando, se le olive di partenza non sono in perfette
condizioni o se l'olio è stato conservato troppo tempo prima di essere
utilizzato.
Il Regolamento europeo vuole, per un extravergine, un grado di acidità non superiore allo 0,8%.
Possiamo dire che l'acidità e la verginità extra, siano proporzionali?? Beh... direi di si.
Ma
anche se fondamentale, l'acidità non è l'unico valore di cui tener
conto nella valutazione di un olio che, essendo una sostanza grassa, è
soggetto a tutte le delicatezze del settore come conservazione e
ossidazione; tenerlo alla luce o esposto all'aria, piuttosto che
conservarlo chiuso male, provoca procedimenti chimico-naturali che ne
destabilizzano tutte le caratteristiche principali fino a renderlo
sgradevole fino al rancido.
Va
detto, però, che l'olio a differenza del vino, non è un prodotto da
invecchiamento come tutta la famiglia dei biologici che, in quanto tali,
non posso vivere per sempre se non trattati chimicamente; quindi
abbiatne cura ma cercate di conservarlo entro l'anno di produzione,
questo, per poterne gustare a pieno tutte le qualità, poi è ovvio che
può essere utilizzato anche oltre, se in tempi ragionevoli.
Ma
veniamo alle etichette.... dato il fagocitante consumismo, la grafica
abbindolatoria e intelligente dei prodotti in commercio, gioca su
termini e diciture spesso inutili, spesso necessarie, ma nascoste!
Termini
come "Dlicato" o "Gentile", sono privi sia di fondamento che di
specifica ecnica, la dicitura "a bassa acidità" non può essere
"strillata" dalle etichette se non accompagnata da una specifica che
prevede altri valori di comparazione qualitativa; va bene fare
attenzione ai "10% italiano" messi in bella vista, ma se non lo leggiamo
cerchiamo altrove da dove provengno gli oli di oliva utilizzati.
Capitolo a parte merita il "freddo": altro parametro fondamentale che, insieme all'acidità, incide sulla verginità extra.
Il
termine "Ottenuto a freddo" o "Estratto a freddo", è una medaglietta
che può portare sul petto solio un olio che viene prodotto tramite
spremitura meccanica a temperature inferiori ai 27°C; medaglietta di
valore superiore, può apporla il "Prima spremitura a freddo", procedura
ancora più restrittiva che prevede, il procedimento di estrazione
dell'olio, esclusivamente attraverso il metodo tradizionale.
Bene,
ora diamoci un tocco di "puzza" sotto il naso.... se vi capita di
girare per fiere o manifestazioni gastronomiche e, il promotore di
turno, vi vuol far gentilmente degustare il suo o altrui olio, fate
così:
di solito va fatto
notare che il colore non rientra in nessun modo nei metodi valutativi,
quindi se vi decantano il colore... bocciati. E' importante per capirne
l'età o il tempo di spremitura, ma non influisce in una valutazione
organolettica.
Poi,
annusatelo, più volte e in maniera discontinua, non respiratelo a lungo o
il vostro olfatto sarà assuefatto e, quindi, non più in grado di
distinguerne dei pungichii di acidità o altrieffetti sia piacevoli che
spiacevoli.
Infine
mettetene una piccola quantità in bocca distribuendola su tutta la
lingua, lasciatela li senza inghiottirla facendo entrare dell'aria in
bocca; dicono si chiami stripping
questa tecnica.... (più facile a farsi che a dirsi vi assicuro!!) di
fatto vi permettrà di percepirne gli aromi in modo più intenso.
Fatelo...
anche male, ma fatelo sempre... fate vedere che siete sempre più
attenti a non farvi riempire di chiacchiere, fate capire che la qualità è
importante a costo di bluffare!!
Poi... poi assaggiate crostini, bruschette, aromatizzati... buttate giu tutto e scegliete.
per saperne di più: mini corso degustazione olio extravergine
Scegliete sempre il meglio per voi.
I PRIMI, IN CUCINA, SARANNO SEMPRE I PRIMI...!!!
Caritatevole
proposito quello che la cristianità ha provveduto a tramandarci,
peccato per chi però all'epoca non ha avuto modo di andare oltre le
moltiplicazioni; qui, cambiando l'ordine degli addendi il risultato
cambia.
Parliamo di pasta: l'unico vero primo italiano.... e sempre qui, il primo rimane primo!
Le
statistiche ci dicono che mangiamo più di 2kg di pasta procapite al
mese... sembra poca vero?! Eppure basta ad essere un vero e proprio
primato su scala mondiale, anche se personalmente consumo più di 80 gr
di pasta al giorno.
Il nostro paese
ne è il maggior produttore, e dato che ne sportiamo tanta quanta ne
consumiamo, di fatto è anche il primo esportatore nel mondo; un vero e
proprio record la pasta italiana, che vede nella top tre al primo posto i
classici maccheroni, seguiti dai spaghetti e dalle penne.
Un
prodotto di qualità indiscutibile, prodotto con sola semola di grano
duro per apprezzarne la doverosa consistenza, dopo averla scolata "al
dente".
Rubriche specializzate
indicano come in questo campo il marchio spesso è sinonimo di ferrea
attenzione alla genuinità del prodotto confezionato (Es. Voielleo, De
Cecco, Garofalo), ma evidenziano anche come alcune nuove private label, ovvero marche indipendenti delle grandi catene di distribuzione, riescano anche a superare della major abbattendo considerevolmente i prezzi (Es. Coop, Dico).
Parlando
appunto di semola, si può dire che questa farina ottenuta dal grano
duro, un cereale ricco di glutine, è la componente proteica che dà forza
all'impasto. Per questo il contenuto di proteine influisce sulla
qualità della pasta: più ve ne saranno, più sarà forte il legame
proteico che si andrà a formare in cottura, trattenendo l'amido e dando
maggiore resistenza e consistenza alla pasta.
La
nostra legge, in materia di produzione, stabilisce che la percentuale
minima presente deve essere almeno del 10,5%; il valore ottimale, per
avere grande qualità, parte dal 13,5%.
Fatene tesoro e scegliete la vostra pasta guardandone i valori nutrizionali!!
Troverete
dei numeri identificativi vicino la specifica del tipo: Spaghetti nr.5,
beh non hanno una normativa comune, ogni azienda produttrice utilizza
una serie numerica propria che non accomina la misura della propria
pasta, con quella delle altre aziende. quindi i spaghetti nr 5 di conad
avranno un diametro di 1,65mm e quelli della Coop di 2,05mm... che
problemi eh?!
Unica nota stonata in
questo orgoglio tricolore è il grano.... la quasi totalità della pasta
prodotta in Italia, utilizza grani esteri. Delusi?? Purtroppo è così,
sono poche le aziende che utilizzando grano italiano lo evidenziano con
orgoglio nella propria etichetta.
Un'altra
informazione, che potreste trovare spesso in etichetta, fa riferimento
ad una essiccazione lenta a basse temperature, questa procedura preserva
il tipico sapore di grano. La tradizione vuole che la pasta venga
essiccata lentamente (circa 20h) a una temperatura inferiore a 65°C,
questo permette al grano di non destritturare le proprie caratteristiche
organolettiche.
Infine.... vogliamo parlare della tanto chiacchierata trafilatura al bronzo?!
Spesso
si sentono leggende sulle proprietà di questa trafilatura, la realtà
però vuole che, al difuori del preziosismo antico, questo nobile
materiale quale è il bronzo conferisca alla pasta un tipico colore
ambrato e una meravigliosa ruvidità, che ad altro non serve se non a
migliorare l'assorbimento del condimento utilizzato. Naturalmente oltre a
dare secondo il proprio gusto, una piacevole sensazione nell'essere
mangiata.
Avendo
parlato di spaghetti, come curiosità vi pubblico la differenza
nutrizionale tra uno spaghetto alla carbonara e uno alle vongole:
CARBONARA:
80gr spaghetti
1 rosso d'uovo
60gr guanciale
1 cucchiaio di olio evo
2 cucchiai di pecorino
2 cucchiai di parmigiano
pepe
fornisce: 685Kcal di cui 15%proteine, 39%carboidrati, 46%grassi
VONGOLE:
80gr spaghetti
200gr vongole
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaio di olio evo
prezzemolo
pepe
fornisce: 423Kcal di cui 13%proteine, 64%carboidrati, 23%grassi
Insomma, chi la vuole cotta, chi la vuole cruda.... mangiate quella che volete, ma fatelo "al dente"!!!
Buon appetito....
IL PESCE....
SE NON SAI PESCARLO, SAPPILO SCEGLIERE E CUCINARE!!
Anche
se non è mai stato un alimento strettamente stagionale, con l'arrivo
dell'Estate e lo spostamento sempre più frequente verso le località
marine, comincia la battaglia navale dei pescherecci e di un commercio
che non fa sconti ne sulla qualità, ne sul prezzo.
Una
richiesta sempre maggiore di pesce, che comunque è ancora troppo poco
consumato nelle diete settimanali, arricchisce le nostre tavole con
varietà infinite e provenienti da ogni angolo della terra, questo fa si
che è troppo facile perdersi nel vero e proprio mare di merce offerta e
scambiata facilmente con altre razze e provenienze.
Non
tutti sanno che il persico africano (Lates Niloticus), chiamato così
perchè allevato in laghi e fiumi del continente nero, è più grande e
meno pregiato del persico originale (Perca fluviatilis) e ci viene
periodicamente rifilato come un "bel persico" a un prezzo che supera di
più del doppio il valore delle carni comprate.
Scambi di identità, con valori commerciali variabili, succedono ormai ovunque e purtroppo sempre più spesso.
Fare
riferimento al prezzo non è più un metro di giudizio, complice a volte
la furberia dei commercianti, a volte le insufficenti informazioni che
loro stessi ottengono e richiedono dai luoghi di partenza della merce
comprata.
Alla malora
quindi ogni rapporto di fiducia... amenoché non si sia in grado di
pescare ognuno il proprio pesce, ci si deve affidare a piccoli
accorgimenti che ci aiutino nel saperlo individuare e scegliere.
Secondo
una normativa vigente dal 2002, sulle etichette dei prodotti ittici, o
sui cartellini di quelli venduti sfusi e in filetti, devono esserci le
indicazioni necessarie a identificare ciò che si sta acquistando:
- la denominazione commerciale "merluzzo nordico" (il nome latino è facoltativo)
- il metodo di produzione "pescato" o "allevato"
- la zona di cattura con il nome della nazione se è allevato, con la zona di pesca se è pescato.
La possibilità di omettere il nome latino... fa la differenza.
Perchè?!
ANNOIATEVI (ma risparmiate)!!!!
Perchè
se comprate una cernia, si può chiamare "cernia" soltanto il pesce del
genere "Ephinepelus (geneus, caninus, marginatus) e "Polyprion
americanus".... difficile eh?! Il fatto è che potreste comprare un
pangasio pagandolo il 90% in più!!
Se
volete comprare un dentice, questa denominazione è riservata solo alla
specie "dentex dentex", un dentice dell'Atlantico può esservi dato al
30% in più del valore reale!!
Il
merluzzo.... l'unico pesce che può essere venduto come merluzzo o
nasello è il "Merluccius merluccius", un merluzzo nordico vale fino al
40% in meno di questo.
L'unico pesce che può definirsi tonno è il "Thunnus thynnus" o tonno rosso, il più pregiato e più caro da comprare.
Le
sogliole tanto care ai nostri bimbi, per essere pagate circa 30 euro al
kg devono essere "Solea vulgaris"... le sogliole dell'Atlantico valgono
almeno il 40% in meno.
BASTA NOIA.... RICOMINCIAMO!
Mentre
nelle grandi distribuzioni è difficilissimo valutare e scegliere la
freschezza, si può dire però che le etichette di confezionamento sono
sempre completissime di ogni informazione, cosa a dir poco impossibile
nelle pescherie.
Quindi
faremo così.... al supermercato punteremo alla natura certa di ciò che
mangiaremo, in pescheria chiederemo comunque informazioni certe sulla
provenienza, ma daremo filo da torcere a chi vorrà venderci pesce
decongelato o "datato", per fresche prelibatezze!
Per
distinguere il pesce fresco basta puntare l'attenzione su tre
particolari nei pesci da muscolo, uno sui crostacei e nessuno sui
conchigliacei.
1)
I primi devo avere il pigmento vivo e di colore cangiante, il muco che
li ricopre deve essere trasparente e gli occhi completamente convessi e
brillanti, dalle branchie poi non deve fuoriuscire nessun liquido.
più
queste caratteristiche svaniscono, più il pesce è datato... e cosa
fondamentale: se l'occhio è concavo dall'interno, NON COMPRATELO!!!!
2)
I crostacei come scampi, gamberi, mazzancolle.... devo essere di un
colore bianco trasparente nella parte delle zampe, più vedete tracce
nere, più sono vecchi. In alcuni casi vengono sbiancati col bicarbonato o
additivi chimici, potete accorgervene perchè il bianco non sarà
brillante, ma decisamente opaco.
I gamberi freschi, di colore scuro, hanno in trasparenza la congiunzione con la testa di un colore interno rosso vivo.
3)Nei conchigliacei vige una sola regola.... VIVI !!!
Sviluppano
una flora batterica dannosissima così in fretta da morti, che non
possono proprio essere messi in commercio, ma se vi capita qualche
criminale.... EVITATELO!
NON COMPRATE PESCI DECAPITATI... E PREFERIBILMENTE, SE VOGLIAMO SORVOLARE SULLA PULITURA SFILETTATEVELI DA SOLI!!
Detto questo.... perliamo di cottura??
Ormai
ci siamo, perchè no?! Il pesce è un alimento che se pescato e mangiato
in periodo "positivo", cioè quando è ricco di grassi e quindi non dopo
la riproduzione (!!!), ha un'infinità di valori nutrizionali importanti
per l'uomo, ha una cottura semplice che può essere elaborata con piccole
e semplici aggiunte.
Si potrebbe sfatare tranquillamente il tabù dove si crede che cucinare il pesce sia difficile...
Ci vogliono piccoli accorgimenti e tanta pazienza nel pulirlo!!
Non
è di certo questo l'angolo delle ricette, ma possiamo guardare insieme
almeno quali sono le basi di cottura e le modalità di preparazione.
Facciamo finta che bollito in acqua leggermente salata e servito con olio e limone lo sappiamo fare tutti ok?!
Partiamo quindi da una piccola, fondamentale variante, del pesce bollito:
il COURT BOUILLON
E che è?! facile... un bollito aromatizzato! Visto che il pesce non è complicato?!
Si fa così:
2lt
e 1/2 di acqua, una cipollina tagliata ad anelli, 1/2 carota fatta a
rondelle, 1 costa di sedano, 1/2 bicchiere di aceto o vino bianco
(buono), alcuni grani di pepe e sale grosso.
L'acqua
va fatta sobbollire (cioè cuocere a fuoco basso) per 45' circa, alla
fine si filtra e si fa freddare; ci si può cuocere ogni tipo di pesce
polpo compreso, la cottura media va da 10' ogni 1/2 Kg di pesce.
E' la base di ottimo brodo di pesce per zuppe, risotti e salse.
il FUMETTO DI PESCE
in
sostanza, se partiamo dalla preparazione del brodo aromatizzato,
evitiamo di mettervi da subito il vino o l'aceto che aggiungeremo dopo,
restringendo in padella il nostro court bouillon con le parti non
commestibili dei pesci (lische, teste, ma senza occhi e parti con
sangue) e i canapace dei crostacei, può essere sfumato con del vino nel
finale.
al VAPORE
questa è una cottura semplicissima e molto sana, ottima per pesci come triglie, branzini o filetti in genere
alla BRACE (griglia)
possiamo
affermare con assoluta certezza che la cottura alla brace è il peggior
metodo di cottura di qualsiasi alimento a muscolo (pesce, carne); di
fatto però ci sono varietà di questo genere che possono venire bene lo
stesso, la cosa fondamentale è non squamare il pesce, tenere o la fonte
di calore a bassa temperatura o il pesce alla giusta distanza e sfumarlo
anche spesso con olio o vino.
al FORNO
come
per il vapore, il forno assicura ancor di più il contenimento delle
sostanze nutritive del nostro pesce, non disperdendone durante la
cottura i liquidi in rilascio.
Ottima
la facilissima cottura al cartoccio, in cui basta svuotare il pesce
dalle interiora, sostituite anche solo da prezzomolo fresco e limone,
l'aglio vi consiglio di strofinarlo prima sulle carni sia dentro che
fuori a piacimento.
Graditissima anche la cottura in crosta, di sale, di patate, di verdure, di pane...
fame eh?!
alla MUGNAIA
pesci
interi e di sottile spessore come la sogliola, ma anche filetti (fatti
da voi), possono essere infarinati come volete e fatti prima saltare in
padella con un pò di burro, poi cotti a fuoco medio per 2/3' per lato.
il FRITTO
e qui la gola affonda.... solitamente il pesce fritto viene snobbato, ma io dico che c'è fritto e fritto!!
Soprattutto c'è pesce e pesce che può essere fatto fritto.
Per
quanto a voi ingolosiscano calamari e gamberi, ottimi per carità... io
preferisco i gamberetti, e piccoli pesci di paranza, ma anche tranci di
filetto di orata o tonno.
Il
segreto di un buon fritto è far asciugare perfettamente il pesce da
friggere, infarinarlo scrollandone bene la farina in eccesso e
spolverandolo con del pan grattato in grana molto fine; l'olio deve
essere caldo e abbondante e non deve arrivare al punto di fumo. Dopo la
frittura, che non deve superare i 2/3 minuti (altrimenti avete sbagliato
taglio o dimensione del pesce da friggere), asciugare bene in carta
assorbente e salare sempre e solo all'ultimo.
Basta??!!
Potremmo star qui a parlarne per dieci pagine, ma alla fine ci fermerebbe comunque l'appetito!!
Mangiamo più pesce e meno bastoncini!!
MILLE FIORI DA MANGIARE...
IN UN CUCCHIAINO!!
Uno dei procedimenti naturali più operosi del mondo, che coinvolge una delle comunità più operaie del pianeta: il miele.
Un antibiotico naturale, un ricostituente, uno sciroppo universale.... un ottimo compagno di formaggi e ricche colazioni!
Di certo le api non hanno i sindacati e sarà perchè nel loro mondo,
saggiamente, vige ancora la monarchia e quindi, come in tutti i regni
che si rispettino... si lavora, ma per chi?!
Specifichiamo
senza vezzi maschilistici che il monarca assoluto del regno di questi
fantastici insetti pungenti, è incontrovertibilmente donna!
L'Ape
Regina regna mediamente fino a cinque anni, a dispetto di un ape operaia
che spaccandosi il groppone vive circa per 50 giorni, il bello è sapere
come...
Per salvaguardare il proprio regno, la regina in un giorno depone fino a duemila uova, per farlo consuma con la pappa reale fino ad 80 volte il suo peso! In una "famiglia" d'api, stagionalmente, vivono fino a 60.000 api di cui singolarmente, per produrre 1Kg di miele, volano per circa 150.000 Km che è quasi quattro volte il giro del mondo... 60.000 voli d'andata e ritorno dall'arnia ai fiori, che in un giorno, possono essere circa 225.000.
Per salvaguardare il proprio regno, la regina in un giorno depone fino a duemila uova, per farlo consuma con la pappa reale fino ad 80 volte il suo peso! In una "famiglia" d'api, stagionalmente, vivono fino a 60.000 api di cui singolarmente, per produrre 1Kg di miele, volano per circa 150.000 Km che è quasi quattro volte il giro del mondo... 60.000 voli d'andata e ritorno dall'arnia ai fiori, che in un giorno, possono essere circa 225.000.
I sindacati?! Tzé... Dio salvi la Regina!
Poi lamentiamoci se vengono a pungerci quando noi, spaventati da niente, gli andiamo a scaraventare dietro qualsiasi cosa...!!!
Un
lavoro assurdo che impegna e vale la vita di una comunità che va oltre
l'Ape Maya....
Ci sono mieli e mieli, i più comuni sono questi: il miele di Acacia, che proviene dalla zona prealpina e dalla Toscana rimanendo liquido più a lungo con un colore chiaro e un sapore delicato; il Millefiori che è ottenuto da più piante e il cui colore, sapore e la cui consistenza possono variare in base all'origine; il miele di Castagno, prodotto su arco alpino e Appennini, liquido e dalla cristallizzazione più lenta, con un colore scuro e un sapore amarognolo; infine il miele di Agrumi, prodotto al Sud e che cristallizza alcuni mesi dopo il raccolto, ha un colore molto chiaro e un sapore intenso e fine.
Ci sono mieli e mieli, i più comuni sono questi: il miele di Acacia, che proviene dalla zona prealpina e dalla Toscana rimanendo liquido più a lungo con un colore chiaro e un sapore delicato; il Millefiori che è ottenuto da più piante e il cui colore, sapore e la cui consistenza possono variare in base all'origine; il miele di Castagno, prodotto su arco alpino e Appennini, liquido e dalla cristallizzazione più lenta, con un colore scuro e un sapore amarognolo; infine il miele di Agrumi, prodotto al Sud e che cristallizza alcuni mesi dopo il raccolto, ha un colore molto chiaro e un sapore intenso e fine.
"cristallizza...." chissà che gli fanno per cristallizzarlo...?!
Niente,
la cristallizzazione è un procedimento naturale che avviene nel miele e
che varia nel presentarsi a seconda della varietà; si può comprare
anche cristallizzato, spesso è molto meglio di mieli scadenti che
vengono messi in commercio liquidi, perchè ritirati da cristallizati invenduti e sciolti a 40-50°
per essere rimessi a scaffale... se lo sapesse l'Ape Regina!!!
Ma che c'è dentro questo miele??!!!
Nonostante
la sua composizione sia per circa l'80% di zuccheri, il contenuto del
miele è complesso: le sostanze fino ad oggi identificate sono 300, oltre
quelle note O_o e questo crea qualche dubbio da sciogliere tipo...
Per i sportivi: è' ricco di sali minerali?? NO
il contenuto di sali minerali, il cui più presente è il potassio, arriva al massimo all'1%.
Per i debilitati: è' pieno di vitamine?? NO
il contenuto di vitamine è estremamente basso
Per i dietisti: ha meno calorie dello zucchero??SI
è
composto di zuccheri semplici come fruttosio e glucosio, che apportano
320 calorie ogni 100gr: lo zucchero normale circa 400. In più ha il
doppio del potere dolcificante che ci permette di usarne la metà!
Per le mamme omeopatiche: fa bene a tutti?? NO
I
bambini fino a un anno di età non devono assumenerne: il miele può
contenere spore di botulino; nei bimbi fino al dodicesimo mese le sporo
possono germinare nel colon causando danni anche gravi. E' sempre una
tossina...
Per i salutisti: aiuta contro l'influenza?? SI
L'Organizzazione
Mondiale della Salute considera il miele un rimedio naturale efficace e
sicuro per la cura di tosse e raffreddore, non inferiore ai farmaci più
utilizzati.
Consumiamo
tonnellate di miele proveniente da ogni angolo del mondo, ma
soprattutto d'inverno, e considerando che almeno in Europa questo
nettare viene raccolto a fine Estate, si consiglia di consumarlo entro i
24 mesi successivi alla data di produzione.
Fateci
i biscotti o dei i mostaccioli, guarniteci dei semifreddi o del
pecorino... sceglietelo scuro, chiaro, mettetelo nel latte caldo o
freddo... spalmatelo sulle fette biscottate.... ma a una cosa dovete
stare assolutamente attenti: non fate incazzare le api!!
link consigliato : come nasce il miele
MAI PIU' INEBETITI...
Tra le numerose ricette di questo blog, finalmente troviamo on line una fantastica tabella....
Vi
siete mai fermati balbettando pensierosi con un dito in bocca, di
fronte le dosi di una ricetta SEMPLICISSIMA che vi richiedeva 20gr di
sale?!
"Oddio... adesso....?! faccio a occhio ovvio!" "tutti fanno a occhio" "dicono sempre sale qb" ("ma poi... quant'è sto qb?!")
BASTA CON IL QUANTO BASTA!! (qb)
Uomini e donne di buona volontà, ci ha pensato Silvia Albano.
Dolce Bontà è davvero una realtà in cui ci si può avventurare con infinita "pace culinaria".
Ricette preziose e preziosi consigli, un blog aperto a tutti e per tutti, fatto di cose buone e semplici, ma la Tabella dei Dosaggi.... una genialiata!
Ricette preziose e preziosi consigli, un blog aperto a tutti e per tutti, fatto di cose buone e semplici, ma la Tabella dei Dosaggi.... una genialiata!
Se ne volete sapere di più.... e lo so che lo volete...
guardate qui:












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