EVO... IN CONTROTENDENZA COI TEMPI, L'EXTRA VERGINE CHE VA DI MODA!




Non solo un ingrediente, l'olio Extra vergine d'Oliva, è un vero e proprio componente fondamentale e irrinunciabile su tutte le tavole del mondo e, in special modo, di quelle degli italiani; in pratica, sulLa Tavola di Tutti!
Nel 2012 il COI,Consiglio Oleicolo Internazionale, ci dice che abbiamo consumato ben 157 milioni di litri di extravergine... ne consegue che, essendo un prodotto ad alta vendita, sia diventato anche un prodotto ad alto rischio di frodi. Non staremo qui a discutere normative "salva olio", piuttosto che meccanismi commerciali di vendita, ma di certo possiamo dire che almeno in Italia si posso comprare, anche al supermercato, olii extravergine senza spendere una fortuna e con un buon margine di sicurezza sulla sua onestà. Certo dobbiamo essere consapevoli che il baratto economico prevederà uno scambio proporzionale col "carattere" del prodotto scelto che, ovviamente, non avrà il corpo e il sapore di quello fatto dal vostro contadino di fiducia.
Se vogliamo farci una domanda, forse sciocca, ci possiamo chiedere cos'è l'Extravergine, cosa lo differenzia con l'Olio di Oliva.
Il termine Extravergine viene attribuito alla prima spremitura delle olive, ottenuta esclusivamente attraverso processi meccanici, ovvero senza alcun ricorso a sostanza nè procedimenti chimici; in definitiva, anche se al giorno d'oggi la semplicità di un tempo sembra fantascienza, non è altro che il prodotto di olive "fresche", colte e spremute e che, di conseguenza, non abbiano ricevuto altro trattamento se non quello del lavaggio, separazione dalle foglie, centrifugazione e filtratura.
A questo punto nasce la domanda complementare... "l'olio d'oliva, allora, cos'è?!".
Quello che scegliamo dai scaffali come "Olio d'Oliva", non è altro che una miscela di olii raffinati, cioè, lavorati con procedimenti e prodotti chimici che servono a eliminare sapori e odori cattivi; le normative non dettano un valore minimo, di presenza nella miscela, di olio vergine, ma una percentuale (piccola) è presente in tutti anche solo per dare un tocco di colore, odore e sapore di genuinità.
Fattore predominante nell'analisi organolettica (ammazza che parolone!) di un olio, è l'acidità; il grado di acidità, di fatto, è un parametro discriminante che stabilisce se un olio possa classificarsi come "extravergine", aumentando, se le olive di partenza non sono in perfette condizioni o se l'olio è stato conservato troppo tempo prima di essere utilizzato.
Il Regolamento europeo vuole, per un extravergine, un grado di acidità non superiore allo 0,8%.
Possiamo dire che l'acidità e la verginità extra, siano proporzionali?? Beh... direi di si. 
Ma anche se fondamentale, l'acidità non è l'unico valore di cui tener conto nella valutazione di un olio che, essendo una sostanza grassa, è soggetto a tutte le delicatezze del settore come conservazione e ossidazione; tenerlo alla luce o esposto all'aria, piuttosto che conservarlo chiuso male, provoca procedimenti chimico-naturali che ne destabilizzano tutte le caratteristiche principali fino a renderlo sgradevole fino al rancido.
Va detto, però, che l'olio a differenza del vino, non è un prodotto da invecchiamento come tutta la famiglia dei biologici che, in quanto tali, non posso vivere per sempre se non trattati chimicamente; quindi abbiatne cura ma cercate di conservarlo entro l'anno di produzione, questo, per poterne gustare a pieno tutte le qualità, poi è ovvio che può essere utilizzato anche oltre, se in tempi ragionevoli.
Ma veniamo alle etichette.... dato il fagocitante consumismo, la grafica abbindolatoria e intelligente dei prodotti in commercio, gioca su termini e diciture spesso inutili, spesso necessarie, ma nascoste!
Termini come "Dlicato" o "Gentile", sono privi sia di fondamento che di specifica ecnica, la dicitura "a bassa acidità" non può essere "strillata" dalle etichette se non accompagnata da una specifica che prevede altri valori di comparazione qualitativa; va bene fare attenzione ai "10% italiano" messi in bella vista, ma se non lo leggiamo cerchiamo altrove da dove provengno gli oli di oliva utilizzati.
Capitolo a parte merita il "freddo": altro parametro fondamentale che, insieme all'acidità, incide sulla verginità extra.
Il termine "Ottenuto a freddo" o "Estratto a freddo", è una medaglietta che può portare sul petto solio un olio che viene prodotto tramite spremitura meccanica a temperature inferiori ai 27°C; medaglietta di valore superiore, può apporla il "Prima spremitura a freddo", procedura ancora più restrittiva che prevede, il procedimento di estrazione dell'olio, esclusivamente attraverso il metodo tradizionale.

Bene, ora diamoci un tocco di "puzza" sotto il naso.... se vi capita di girare per fiere o manifestazioni gastronomiche e, il promotore di turno, vi vuol far gentilmente degustare il suo o altrui olio, fate così:
di solito va fatto notare che il colore non rientra in nessun modo nei metodi valutativi, quindi se vi decantano il colore... bocciati. E' importante per capirne l'età o il tempo di spremitura, ma non influisce in una valutazione organolettica.
Poi, annusatelo, più volte e in maniera discontinua, non respiratelo a lungo o il vostro olfatto sarà assuefatto e, quindi, non più in grado di distinguerne dei pungichii di acidità o altrieffetti sia piacevoli che spiacevoli.
Infine mettetene una piccola quantità in bocca distribuendola su tutta la lingua, lasciatela li senza inghiottirla facendo entrare dell'aria in bocca; dicono si chiami stripping questa tecnica.... (più facile a farsi che a dirsi vi assicuro!!) di fatto vi permettrà di percepirne gli aromi in modo più intenso.

Fatelo... anche male, ma fatelo sempre... fate vedere che siete sempre più attenti a non farvi riempire di chiacchiere, fate capire che la qualità è importante a costo di bluffare!!
Poi... poi assaggiate crostini, bruschette, aromatizzati... buttate giu tutto e scegliete.


Scegliete sempre il meglio per voi.

Cara ricetta…. con me non attacca!!






Viviamo un’epoca in cui i format culinari invadono qualsiasi canale televisivo, dove la cucina è entrata di diritto in tutte le case non più soltanto come tradizione, ma come stimolo fantasioso necessario a coccolarsi e coccolare. C’è chi vuole assaggiare cose nuove e fantasiose e chi, invece, mira alla soddisfazione personale di crearne con le proprie mani.
Proprio dopo la mani che ammassano il pane, l’immagine più frequente che ci viene in mente, quando si parla di cucina, è lo “spadellamento”!!
Quante volte abbiamo sognato di far roteare i nostri spaghetti in padella facendoli saltare con un solo gesto??!! Non parliamo di frittate poi… ho visto addirittura una video puntata interattiva di Peppa Pig su questo!!
Guardate qui, rimarrete scioccati... https://www.youtube.com/watch?v=xo3PMiO6eEY
Se non si dispone di cucine altamente professionali, in casa abbiamo tutti, o quasi, le nostre bellissime padelle dal rivestimento in teflon, negli ultimi anni però ha avuto la propria ribalta la ceramica; bianca, elegante, funzionale.
Vediamo che differenza c’è tra la candida ceramica e il suo alter ego scuro: il teflon.
Possiamo cominciare col dire che, in cottura, le cose fondamentali da ottenere sono la resistenza del materiale, l’omogenea diffusione del calore e infine, ovviamente, il livello di antiaderenza: in tutto questo, sembra che le padelle in ceramica sopportino meglio gli effetti del tempo.
Spesso le pentole antiaderenti in teflon offrono ottime prestazioni quando sono nuove, poi, a seconda della qualità, ma non sempre, hanno una durata più o meno ristretta nel tempo e noi, a stretto giro, cominciamo a vedere il nostro cibo attaccarsi al fondo!!
Il rivestimento comincia a saltare e noi dobbiamo cambiare padella.
Curiosità: molto più spesso si sente parlare di tossicità del Teflon; non ci sono moltissime notizie al riguardo (ovviamente), ma sembra che qualcosa di vero sotto sotto ci sia... questo si può dire perchè la tossina con cui oggi viene prodotto il Teflon, è stata bandita dalle autorità, che ne impediscono l'utilizzo a partire dal 2015. Colossi produttivi, nonostante dichiarino il contrario patteggiando milioni di dollari su danni ambientali, hanno accettato la richiesta. Quindi...
Detto questo, con le padelle in ceramica, il problema non si pone da nessun punto di vista; il materiale utilizzato per il rivestimento è sicuro, resistente e garantisce un buon effetto antiaderente, catalogando i prodotti così concepiti come un acquisto che dura nel tempo.
Le accortezze da mettere in atto, quando ne acquistate una, sono le stesse: è importante che abbiano un fondo sufficientemente pesante perchè questo gli permetterà di distribuire meglio il calore; il manico non deve pesare più della padella e se di metallo poi, potrebbe causarvi delle inaspettate scottature; è importante che sia maneggevole (provate la comodità dell’impugnatura direttamente sul posto) ed infine, ma cosa forse più importante, fate attenzione che si possa lavare in lavastoviglie e a quali modalità di cottura è adatta (elettrica, gas, forno, induzione).
Prima di parlare di manutenzione, cosa semplice, va detto che la ceramica resiste a temperature più alte del teflon, quest’ultimo non deve essere riscaldato oltre i 260°C, mentre la ceramica arriva fino ai 400°C… quindi, se dovete fare un regalo a qualcuno che si dimentica spesso la padella sul fuoco, voi compresi, fategliela di ceramica!!!
Manutenzione: credo sia ovvio che, anche per la ceramica, non sia indicato utilizzare sia in cottura che in pulitura, utensili abrasivi come pagliette o spazzole troppo dure, come d'altronde è altrettanto ovviamente evitabile tagliare i cibi direttamente all’interno della pentola.
Sappiamo che la ceramica diventa fragile alle alte temperature, quindi seppur sopportandole meglio, è consigliabile non lasciarla troppo sul fuoco senza nulla all’interno e, a fine cottura, è sempre meglio lasciarla raffreddare un pochino prima di metterla direttamente sotto il getto dell’acqua.
Prima di usarla, per la prima volta, lavatela con acqua tiepida e pochissimo detersivo, asciugatela bene e stendete un velo d’olio su fondo; ripetetela questa operazione ogni tanto, manterrà il materiale sempre al top.
Beh…. se non immaginavate che fosse così difficile comprare o scegliere una padella bianca latte, ora lo sapete!!
E non dimenticatevi di fare attenzione, a controllare in etichetta, se c’è il simbolo che ne consente il lavaggio in lavastoviglie!!
Curiosità: una pentola antiaderente garantisce una cottura più salutare, in quanto, grazie al rivestimento, limita l’utilizzo di grassi come olio e burro.
Nota dolente, ma vincente comunque alla lunga, sono i costi; al loro esordio avevano prezzi non proprio avvicinabili da tutti, oggi, pur rimanendo più care delle colleghe in teflon, possiamo trovare padelle in ceramica con costi che vanno dai 10 ai 30 euro.
Tutt’altro che belle e impossibili…. piuttosto belle e accessibili!



Spadellate gente.... spadellate!!
Per ovviare al teflon, se volete, ci sono un sacco di alternative, ho trovato un articolo carino su di un sito interessante che seguo spesso, ve lo linko: http://www.greenme.it/mangiare/cucina/8569-teflon-alternative-padelle

Non tasto... Taste!

Taste Roma 2013: una delle più grandi operazioni commerciali di sempre, ma che comunque, al suo interno, racchiude il top della gastronomia mediatica.


Non è polemica quella che metto in questo inciso di partenza, ma vorrei un pò sfatare questo mito delle eccellenze conclamate, specialmente quando, queste, hanno una cassa di risonanza che vibra forte a suon di milioni.
Main sponsor: http://www.tasteofroma.it/sponsor_elenco.asp?id_cat=1
Da sognatore, vi lascio e mi lascio, un piccolo posto nel cuore dove sono sicuro ci sia nel mondo un cuoco migliore, ma meno conosciuto, di Heinz Beck. Detto questo, lui è un'autorità indiscussa e noi possiamo benissimo valorizzare e analizzare questo mondo di eccellenze "conosciute".























Roma, Auditorium Parco della Musica, il tempio del silenzio, migliore non poteva essere come arena di una manifestazione dove, per disciplina, si tiene la bocca chiusa...
Costi per la partecipazione legati alle attrattive messe a disposizione e comunque, alla portata delle tasche di chiunque, dai curiosi, ai più o meno professionisti del settore; corsi, degustazioni, cooking show e tanta, tanta ristorazione, il tutto con prezzi d'ingresso che vanno dallo standard di 16 euro al Premium di 55.
La differenza c'è, ma è legata ad una ben proporzionata offerta di servizi all'interno, per maggiori informazioni cliccate qui http://www.tasteofroma.it/biglietti.asp.
Simpatica l'iniziativa di tramutare, attraverso una card, gli euro da spendere per accedere alle degustazioni, in sesterzi, con cambio 1:1.
Un esempio?? Spaghetti cacio e pepe con gambero bianco marinato al lime, proposto da "La Pergola", 5 sesterzi alias 5 euro; oppure, parmigiana di pesce bandiera alle quattre salse (basilico, pomodoro, capperi e acciuga), proposto da "Acquolina Hostaria", 4 sesterzi alias 4 euro.
Come sono?? Mangiateli...!!
Se devo darvi un consiglio però, passate per L'Arcangelo, lo storione bianco con ratafia, fiori di
curcuma e pane di Alessandria, non ha prezzo, ma vale tutti i suoi 6 sesterzi;   

curiosità: il pane di Alessandria, acqua e farina di farro, è una leccornia panificata da Matteo Piras, uno che la farina se la fa da solo!! Questa e altre specialità, potete mangiarle tutti i giorni alla Boulangerie MP, un luogo nuovo e innovativo che si trova in Corso Rinascimento ( a Roma ovviamente!!).

Dunque prezzi accessibilissimi che permettono, davvero a chiunque, di assaggiare piatti d'alta scuola; qui, al Taste of Rome, i più rinomati ristoranti di Roma aprono le porte delle proprie cucine.

 Se, in materia di ristorazione, troviamo l'intero panorama esclusivistico dello urban romano, sulla gastronomia in generale invece vi sono stand da tutto lo stivale, dai salumi piuttosto che i formaggi o l'immancabile olio d'oliva, che oggi, va tanto di moda chiamare "evo"; per pigrizia forse.

 Inutile dire che il vino è il grande cooprotagonista dello spettacolo; partner esclusivo: l'enoteca Trimani, una delle più antiche e fornite di Roma.
Non è a uno dei sui corner Wine Bar, però, che ho bevuto, ma da bravo boy scout mancato, ho cercato gli stand dei produttori diretti; ovviamente laziale e nel caso specifico di Lanuvio. Ho assaggiato un bianco meraviglioso, uno chardonnay. Il nome della cantina, La Luna del casale, era accattivante, la coltura bio dei prodotti, una sperata garanzia; il vino, esplosivo al naso e coerente al palato: davvero eccezionale. Due calici bevuti, una bottiglia comprata, quattro risate con Enrica (la proprietaria) e me ne vado con la promessa di andare presto a trovarla in cantina.
Detto così, sembra brutto, ma è li che fanno il vino e a me, il vino, piace.

L'andare del tempo, crea un afflusso infinito di persone che assaltano, curiose ed affamate, gli stand-ristorante con ticket o card sesterziana alla mano, i profumi delle cucine e le meraviglie che ne escono, su materiale completamente biodegradabile, li incitano ancora di più.
Eserciti di lupi attenti, avidi di sapori dalle aspettative lunari, fanno file scambiandosi ingegnosi pareri che, per imposizione di competenze conseguite o inventate, non sono mai concordi!!
I migliori, da osservare, sono i "puri": quelli che non azzardano ne pretese ne commenti sovrastrutturati, quelli che a Roma si dice che "magnano".
Loro si che se la godono!! Spogli da ogni maschera di eccellenza, semplicemente assaggiano, mangiano accoratamente e umilmente chiedono... ingredienti, ricette, segreti.
La cucina stessa è un segreto affascinante.
L'interazione, naturale, chimico-fisica degli elementi, la combinazione misurata dei sapori che sprigionano, i profumi che cambiano... come fa a non essere affascinante la cucina!?!
Come fa a non incazzarsi Noemi??!!
Mentre scrivo la osservo da mezzora, avrà servito duecento persone, giapponesi, cinesi, americani, romani... ognuno nella piena delle rispettive tradizioni, ognuno con un numeretto legato all'ordinazione, ognuno destinatario di un sorriso disarmante. La cosa strafica, è che nessuno di quei sorrisi è stato, credo, finto; le piacerà il suo lavoro, di questi tempi è una buona peculiarità.


Heinz Beck mi ha istruito su come cucinare un ottimo spaghetto con le vongole, Tosca mi ha divertito nel preparare delle tagliatelle fatte a mano, tra poco, Bonci mi aspetta per i suoi segreti sulla panificazione.
Ops..... Doveva avere un neo questa serata.... Bonci ha dato buca!
Delusione a parte, ho preparato magistralmente e sotto osservazione speciale di due grandi cheff, un piatto di gnocchetti trafilati al bronzo, su gaspacho di verdure, con tartare di pesce San Pietro.
Ho sempre pensato sia uno strano nome per un pesce!!

Comunque mi sono divertito.
Beh, tutto sommato, questo Taste mi è piaciuto!

Ultimo giorno utile: Domenica 29; poi se ne riparla l'anno prossimo... Spazzando via le ultime nebbie di polemiche iniziali, io, fossi in voi, mi ci precipiterei!!

info: http://www.tasteofroma.it/

LA CONOSCETE CUOCARINA??

Guardo un'infinità di ricette al giorno, mi incuriosisco nel vedere come una cerchia ristretta di ingredienti base diano vita a fantasie diversissime.
Resto abbagliato dalla semplicità di alcune, incredibilmente attratto dagli accostamenti di altre.
Eppure c'è una cuoca che quotidianamente e sempre alla stessa ora, mi rapisce completamente... Cuocarina!
La creazione di un genio.

In italia abbiamo una considerazione molto bassa delle oche, crediamo che non sappiano fare nulla oltre che sculettare sulle passerelle o ragionare con un paio di scarpe male abbinate, invece mi sono dovuto ricredere.
Sicuramente avere una figlia/o in casa che a quell'ora di solito mangia guardando un pò di tv, mi ha aiutato a scoprire una delle più prestigiose maestre di cucina internazionale, ma la realtà è che lei, Cuocarina, non cucina solamente, fa ballare Giorgia (mia figlia) a mani alzate nel seggiolone!!
Come?? Molti di voi vedranno un normalissimo video visto e rivisto, io personalmente non la conoscevo e spero di fare gradita sorpresa a un altro mare di persone...
Guardate qui: Cuocarina Cuocarina

IL MONTEPULCIANO... NON E' DI MONTEPULCIANO!!

Siamo nella valle Peligna, una località a 400/500 metri s.l.m., un altipiano della provincia dell'Aquila.
Qui, Ovidio decantava ne "La Metamorfosi" la bellezza dei vigneti presenti, raccontando come quei vini pregiati venivano portati a Roma alla corte degli imperatori.
Ora.... che nel tempo le nomenclature siano cambiate ci può stare, ma l'orgoglio abruzzese dice che quel vino delizioso era proprio il Montepulciano d'Abruzzo, oggi una D.O.C. che rappresenta il secondo vino italiano più venduto dopo il Chianti.
Quindi, leggende a parte, secondo le quali addirittura Annibale curò i suoi cavalli dalla scabbia lavandoli con abbondante Montepulciano d'Abruzzo, possiamo dire che questo vitigno poco ha a che vedere con il suo quasi omonimo Vino Nobile di Montepulciano; il primo prende il nome dal vitigno, l'altro dalla località dove viene prodotto. Concetto confermato anche dagli enologi che con certezza diversificano le tipologie di uvaggio, così di fatto annullando qualsiasi tipo di conflitto.
Il Montepulciano d'Abruzzo è un vitigno tardivo che si arriva a vendemmiare anche alle prime settimane di Ottobre, a differenza del Nobile di Montepulciano che viene prodotto da uve clone del Sangiovese grosso: il prugnolo gentile. Questo li differenzia dando magiore struttura e corpo al vino abruzzese e un gusto più delicato e meno maturo a quello toscano.

Il Montepulciano d'Abruzzo oggi è una DOC importantissima e riceve nel 2003 una DOCG nelle sue zone teramane: Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane. Riconoscimento che valorizza ancor di più il lavoro dei viticoltori abruzzesi, da sempre amanti e difensori orgogliosi della loro terra. 
Altezza max imposta dalla DOC per la coltivazione: 500mt s.l.m., fino a 600 per i terreni esposti a mezzogiorno, con una resa massima di 140 q.li per ettaro.
Il vino che ne viene, la cui ultima annata speciale è stata il 2006 (ma ci si aspettano anche quest'anno risultati eccezionali), è un rosso strutturato e portato all'invecchiamento, con il 90% minimo di vitigno madre e una contaminazione massima del 10% di sangiovese, ha una gradazione minima che va dagli 11%vol agli 11,5%vol della riserva; la docg prevede un invecchiamento minimo di due anni in rovere o castagno (3 per la riserva) e sei mesi di affinamento in bottiglia.
Molti si chiedono, ma questi tempi... due anni, sei mesi, ma da quando partono???
Beh, per questo vitigno vanno dal 1°Novembre dell'annata di produzione.
Sul mercato ne possiamo trovare per ogni gusto e per ogni tasca... punto forza di questo vitigno, di cui possiamo e dobbiamo ringraziare la genuinità dei viticoltori locali, è la possibilità di poterlo acquistare ad un prezzo giusto, con un'ottima qualità, da molte Cantine Sociali che lo mettono in commercio anche sfuso.


Il problema sarà poi la conservazione... se avete nei paraggi la possibilità di reperire vino sfuso della qualità che voi decidete giusta alle vostre esigenze, compratene poco e spesso, conservatelo in bottiglie di vetro con tappo a vite, e una volta aperto se non lo consumate tutto, fatelo in fretta... :-) o acquistate con pochi euro quella famosa siringhetta con tappi a valvola togli aria!
Sui tappi ci sarebbe da aprire un capitolo a parte.... lo faremo!

Per finire... l'Abruzzo è una regione che abbraccia grandi montagne e infiniti altipiani fino al mare, produce uve pregiate e apprezzate in tutto il mondo, ha una cucina semplice ma saporita e fatta di prodotti sempre ed esclusivamente legati al territorio.
Bevetevi un buon bicchiere di Montepulciano d'Abruzzo con questa tipica ricetta, semplice e gustosa...












I PRIMI, SARANNO SEMPRE I PRIMI!


 
Caritatevole proposito quello che la cristianità ha provveduto a tramandarci, peccato per chi però all'epoca non ha avuto modo di andare oltre le moltiplicazioni; qui, cambiando l'ordine degli addendi il risultato cambia.
Parliamo di pasta: l'unico vero primo italiano.... e sempre qui, il primo rimane primo!
Le statistiche ci dicono che mangiamo più di 2kg di pasta procapite al mese... sembra poca vero?! Eppure basta ad essere un vero e proprio primato su scala mondiale, anche se personalmente consumo più di 80 gr di pasta al giorno.
Il nostro paese ne è il maggior produttore, e dato che ne sportiamo tanta quanta ne consumiamo, di fatto è anche il primo esportatore nel mondo; un vero e proprio record la pasta italiana, che vede nella top tre al primo posto i classici maccheroni, seguiti dai spaghetti e dalle penne.
Un prodotto di qualità indiscutibile, prodotto con sola semola di grano duro per apprezzarne la doverosa consistenza, dopo averla scolata "al dente".
Rubriche specializzate indicano come in questo campo il marchio spesso è sinonimo di ferrea attenzione alla genuinità del prodotto confezionato (Es. Voielleo, De Cecco, Garofalo), ma evidenziano anche come alcune nuove private label, ovvero marche indipendenti delle grandi catene di distribuzione, riescano anche a superare della major abbattendo considerevolmente i prezzi (Es. Coop, Dico).
Parlando appunto di semola, si può dire che questa farina ottenuta dal grano duro, un cereale ricco di glutine, è la componente proteica che dà forza all'impasto. Per questo il contenuto di proteine influisce sulla qualità della pasta: più ve ne saranno, più sarà forte il legame proteico che si andrà a formare in cottura, trattenendo l'amido e dando maggiore resistenza e consistenza alla pasta.
La nostra legge, in materia di produzione, stabilisce che la percentuale minima presente deve essere almeno del 10,5%; il valore ottimale, per avere grande qualità, parte dal 13,5%.
Fatene tesoro e scegliete la vostra pasta guardandone i valori nutrizionali!!
Troverete dei numeri identificativi vicino la specifica del tipo: Spaghetti nr.5, beh non hanno una normativa comune, ogni azienda produttrice utilizza una serie numerica propria che non accomina la misura della propria pasta, con quella delle altre aziende. quindi i spaghetti nr 5 di conad avranno un diametro di 1,65mm e quelli della Coop di 2,05mm... che problemi eh?!
Unica nota stonata in questo orgoglio tricolore è il grano.... la quasi totalità della pasta prodotta in Italia, utilizza grani esteri. Delusi?? Purtroppo è così, sono poche le aziende che utilizzando grano italiano lo evidenziano con orgoglio nella propria etichetta.
Un'altra informazione, che potreste trovare spesso in etichetta, fa riferimento ad una essiccazione lenta a basse temperature, questa procedura preserva il tipico sapore di grano. La tradizione vuole che la pasta venga essiccata lentamente (circa 20h) a una temperatura inferiore a 65°C, questo permette al grano di non destritturare le proprie caratteristiche organolettiche.
Infine.... vogliamo parlare della tanto chiacchierata trafilatura al bronzo?!
Spesso si sentono leggende sulle proprietà di questa trafilatura, la realtà però vuole che, al difuori del preziosismo antico, questo nobile materiale quale è il bronzo conferisca alla pasta un tipico colore ambrato e una meravigliosa ruvidità, che ad altro non serve se non a migliorare l'assorbimento del condimento utilizzato. Naturalmente oltre a dare secondo il proprio gusto, una piacevole sensazione nell'essere mangiata.

Avendo parlato di spaghetti, come curiosità vi pubblico la differenza nutrizionale tra uno spaghetto alla carbonara e uno alle vongole:

CARBONARA:
80gr spaghetti
1 rosso d'uovo
60gr guanciale
1 cucchiaio di olio evo
2 cucchiai di pecorino
2 cucchiai di parmigiano
pepe
fornisce: 685Kcal di cui 15%proteine, 39%carboidrati, 46%grassi

VONGOLE:
80gr spaghetti
200gr vongole
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaio di olio evo
prezzemolo
pepe 
fornisce: 423Kcal di cui 13%proteine, 64%carboidrati, 23%grassi

Insomma, chi la vuole cotta, chi la vuole cruda.... mangiate quella che volete, ma fatelo "al dente"!!!
 
Buon appetito....


CUCINARE SOTTO PRESSIONE.... FA BENE!!


UNA CUCINA A PROVA DI BOMBA!
 



Sono due le cose: può regnare incontrastata sul suo fornello, matrona indiscussa di chi non può più farne a meno con tanto di ricette per risotti e arrosti... oppure sonnecchia inutilizzata in qualche remoto angolo come oggetto misterioso, per timore che esploda anche da sola. Una pentola speciale che troppo spesso viene sottovalutata, una pentola che essenzialmente permette una cottura più veloce rispetto ai metodi tradizionali; la "cocotte-minute" in francese: la pentola a pressione per noi tutti.
Se volete risparmiare tempo, energia e vitamine, dovete fidarvi di due piccole valvole e di una chiusura ermetica che inpediscono l'uscita del vapore derivante dalla bollitura dell'acqua, vapore che accumulandosi all'interno della pentola crea una maggiore pressione. Aumentando la pressione, l'acqua va ad evaporare a una temperatura più alta dei classici 100°C, quindi aumentando la temperatura di cottura, di riflesso diminuiscono i tempi.
Semplice?? Se non il principio di funzionamento, lo è di sicuro l'utilizzo, che di fatto è uno dei più gettonati metodi di preparazione per cibi sani e veloci.
E non è finita qui. La nostra pentola speciale consuma anche meno energia minimizzando la dispersione di calore e permettendo cotture anche a fuoco basso... e state tranquilli, NON SCOPPIA, se sentite quel fischio da vaporetto vi sta solo dicendo che funziona bene e che non vedrete la vostra pietanza sparsa per la cucina divisa per ingrediente!
 Il pericolo di esplosione, infatti, si crea quando la pressione interna raggiunge un livello molto elevato senza che possa sfogare attraverso le ben due valvole di sicurezza, e questo davvero quasi impossibile.
Vediamo se posso darvi qualche consiglio sull'utilizzo.
Innanzi tutto evitate di riempire troppo il recipiente, nel libricino che avete di sicuro buttato senza riguardo ci doveva essere scritta una misura ideale, comunque acqua inclusa (mettetene il meno possibile per non aumentare troppo i tempi per portarla in pressione), il cibo non deve superare i due terzi dello spazio a disposizione.
Poi, inizialmente cercate di seguire attentamente i tempi di cottura dati da una teballe che dovrebbe sempre essere su quel famoso libretto, ma che con tempo ed esperienza saprete magistralmente giostrare, tenendo conto sempre che per alimenti con tempi di cottura più lunghi non è necessario aspettare il fischio temutissimo, ma si può spegnere il fuoco un pò prima facendo continuare la cottura in pentola.
Detto questo, se proprio vogliamo provare antipatia o diffidenza verso la pentola a pressione dobbiamo andarci ad attaccare al design... quelle più semplici o vecchiotte hanno la chiusura a passo d'uomo, ovvero dei coperchi ondulati con una sorta d'incastro di precisione che fa passare la voglia di cucinare, mentre le più moderne si ripongono male negli spazi con il loro sistema a baionetta.
In definitiva, la pentola a pressione è vostra amica!
Usatela, non temetela e diventerà una validissima, se non indispensabile, alleata
per preparare di tutto... e se proprio non riuscite a concepire cosa ci si possa cuocere sappiate che che per lessarci legumi o patate impiegherete la metà del tempo.
Per darvi un'idea, se provvista di cestello potrete cuocere delle verdure al vapore in una manciata di minuti preservandone vitamine e minerali, a 500gr di buon riso rosolato dopo un veloce soffritto, potete aggiungere un litro di brodo caldo per arrivare a servirlo dopo nove minuti dal fischio, senza doverlo girare... (ricordatevi però prima di aprire la pentola, di farla raffreddare sotto acqua fredda nel lavandino, o da sola se non avete fretta). Un arrosto? Poco più di mezzora... mettetelo in pentola, dopo averlo rosolato, e aggiungete un bicchiere di vino, in men che non si dica, a seconda del tipo di carne utilizzato, avrete un arrosto perfetto!
Insomma se proprio volete farne a meno, fatelo pure, ma se volete prenderla come una sfida passionaria a quell'oggetto da lista di nozze con cui non avete mai familiarizzato, vincetela.
Anche se la calma è la virtù dei forti, cucinare "sotto pressione" fa bene!! 

 Se avete buttato quel libretto, non andate a cercarlo nei cassonetti, date un'occhiata qui: http://www.pentolapressione.it/tempi-di-cottura-pentola-a-pressione/
e buona cottura!!